All’indomani delle primarie del 24 febbraio il centrodestra barese ha avuto, per la prima volta in quindici anni, la chiara percezione di una vittoria a portata di mano. L’affluenza al voto in un unico seggio di 14mila cittadini e la vittoria schiacciante di Pasquale Di Rella su Fabio Romito e Filippo Melchiorre, con oltre il 51% dei consensi, ha consegnato alla coalizione formata dai partiti guidati da Salvini, Berlusconi, Meloni e dalle forti liste civiche di appoggio a Di Rella, il lasciapassare per occupare i banchi della giunta di Palazzo di Città.

Subito dopo sui social, sugli organi di stampa, nelle sedi dei partiti fondatori del centrodestra, è partito un ‘fuoco amico’ con lo scopo di indebolire la candidatura di Pasquale Di Rella. Prima attraverso il tentativo di non riconoscere l’eclatante responso popolare delle primarie, poi con la continua minaccia di spaccare la coalizione per accaparrarsi le poltrone di candidato a Presidente dei cinque Municipi. Il tutto  accompagnato da una incomprensibile assenza nella campagna elettorale e da una forte litigiosità, interna ai partiti e tra i partiti, sbandierata ai quattro venti.

Si ha la sensazione che i partiti fondatori del centrodestra sopportino mal volentieri la popolarità di Di Rella, le sue proposte innovative – spesso scomode – sulla riduzione dei costi della politica; la sua evidente capacità di sottolineare dinanzi all’elettorato moderato l’inconsistenza della classe politica barese alternativa alla sinistra, la forza elettorale delle liste civiche che lo sostengono. Sta prevalendo il consueto istinto all’eutanasia che ha contraddistinto gli eredi di Pinuccio Tatarella negli ultimi tre lustri.

Pasquale Di Rella è stimato dai baresi e, accanto ai candidati delle sue liste civiche, sarà protagonista di un risultato elettorale prodigioso, ma se i leader nazionali dei partiti, e soprattutto gli esponenti di Governo della Lega, non presiederanno la città per rintuzzare le operazioni politiche spregiudicate del centrosinistra regionale e cittadino, si rinforzerà ben presto la convinzione già dilagante in città che il centrodestra non vuole vincere e che è più spaventato dalla propensione alla leadership di Pasquale Di Rella che dalla permanenza di Decaro alla guida del Comune e, forse anche, di Emiliano al comando della Regione.

Salvini batta un colpo – se tiene a Bari e alla Puglia – e assicuri, come durante le primarie a sostegno di Romito, la permanenza di almeno due giorni a Bari accanto a Di Rella, esplicitando il sostegno pieno suo personale e del suo partito al candidato scelto dal popolo del centrodestra. Altrimenti, Di Rella sciolga gli ormeggi e si rapporti esclusivamente ai cittadini, tenendosi lontano dalle trame di un potere – forse trasversale – che rema compatto contro il cambiamento.