Difendete la famiglia cosiddetta tradizionale o normale? Condannate chi abortisce o affitta uteri? Siete contro l’uso delle droghe leggere pur non avendole mai pesate? Non disprezzate il Crocifisso appeso a scuola, anzi addirittura vi fate il segno della Croce? Fumate sigarette che non avete rullato personalmente? Preferite la sgagliozza alla popizza? Pregate in processione lungo i viali del Policlinico?

Sarete maledetti per sempre, perché all’associazione studentesca che commenta ogni pensiero contrario al proprio non piace ciò in cui credete o per cui lottate. L’ultima iniziativa che ha mandato gli studenti su tutte le furie è l’oltraggiosa Via Crucis, con tanto di medici in camice bianco e tau al collo, fatta cantando e inginocchiandosi per i viali del Policlinico di Bari lo scorso 29 marzo.

Blasfemia delle blasfemie, la Via Crucis ha toccato tutti i padiglioni dell’ospedale, senza contare la presenza di una macchina con altoparlante che costringeva chiunque a sentire Padre nostro, Ave Maria oltre a tutte le stazioni, persino le più dolorose della loro infinita misericordia. Non è accettabile, è vero. Non è accettabile che ciò che non corrisponda al proprio credo, alle proprie convinzioni debba essere contestato a prescindere.

Fino a quando quei medici indegni, unitamente agli altri credenti al seguito della Via Crucis, non abbiano preso con la forza ignari musulmani, abortisti, appena appena tossicodipendenti, sgagliozzari e rullatori, siamo convinti non abbiano messo a repentaglio la laicità di quel luogo, ma soprattutto non saranno riusciti a convertire nessuno al cattolicesimo.

E adesso la Asl, la Scuola di Medicina e il Policlinico, puniscano quei medici, stappandogli dal collo i tau con ogni forma di violenza, li sospendano senza stipendio per tutto il periodo della Quaresima,  magari senza buoni pasto, e perché no flagellandoli il Venerdì Santo davanti all’ingresso principale dell’ospedale, comunque chiedendo l’autorizzazione a Ciccillo.  Il vero attrito non sta nella violazione del principio di laicità che dovrebbe caratterizzare la struttura pubblica, ma nell’ennesima dimostrazione che tra il dire e la libertà c’è di mezzo il buonsenso, laico o credente che sia.