Partiamo da un presupposto: ognuno è libero di fare ciò che crede, educando i propri figli nel modo più opportuno. Meglio sarebbe se le istituzioni fossero più presenti nella prevenzione e non quando ormai il danno è fatto. In tanti ai propri bambini non hanno mai ragalato una pistola, quando vogliono giocare a guardie e ladri prendono un bastone o mimano il gesto con la mano. Lo abbiamo fatto tutti da piccoli e qualcuno commentava: “Giochi di mani giochi di villani”. Non puoi certo impedire di giocare al super eroe, a far finta di uccidersi o ferirsi, ma una pistola usata in quel modo proprio no. Non è la prima volta che sottoponiamo all’attenzione dei nostri lettori immagini con bambini impegnati a fare i bulli, a mimare i boss.

L’immagine che gira su facebook e whatsapp in queste ore, arrivata all’indomani della polemica sui fuochi d’artificio e la Ferrari all’uscita della chiesa per la comunione dei figli di alcuni esponenti della malavita locale, fa molto riflettere: due bambini, non più di dieci anni, sono in sella a un motorino. Indossano i caschi, tanto da rendere quasi irriconoscibile le proprie fattezze. Arrivano da lontano. Il passeggero impugna una grossa pistola giocattolo. Bum, bum, bum. I due accostano alla signora dentro la Smart in sosta e mimano l’agguato, poi divertiti si allontanano e girano l’angolo blaterando qualcosa. Non sappiamo se la “vittima” sia una di famigilia o un’estranea.

Sono davvero questi gli esempi da seguire? L’episodio è avvenuto nella zona cosiddetta del far west, quella in fondo a via Capruzzi, di cui recentemente abbiamo denunciato la scarsa illuminazione notturna, ovviamente senza che nulla sia cambiato da allora. Neppure in prossimità delle elezioni, tra proclami e inaugurazioni, i residenti sono stati chiamati. L’amministrazione è troppo presa dalla sostituzione delle lampade nel centro della città per poter girare lo sguardo a quella periferia a ridosso del centro.

L’agguato viene mimato di giorno, alla luce del sole, direte voi. Sì, è vero, ma la sensazione “che tanto non cambierà un bel niente”, condiziona anche quella di poca attenzione nei confronti di pezzi molto vasti della città di Bari. Non vogliamo dire ai genitori di quei bambini cosa devono insegnare loro, ma un pò di attenzione e qualche “luce” in più potrebbero avere effetti salvifici da qui a qualche anno. Non basta chiamare un posto con un nome diverso dal solito, come successo al quartiere Enziteto, ora San Pio: la dimostrazione lampante di come la scelta sia stata solo di facciata.

Tanti, troppi bambini mimano in generale l’agguato, la rapina, la sparatoria, perché le vedono per strada, perché vivono per imitazione degli adulti, dal vivo e in tv o peggio ancora nei videogiochi. Cambia il punteggio se scegli di ammazzare una vecchietta o una coppia, se violenti una donna giovane o un’anziana, quanto e come spari. Ormai la finzione ha perso il suo confine e si confonde con la realtá. I bambini non hanno ancora maturato la coscienza del pericolo, della vita e della morte, hanno una percezione distorta di quanto è giusto o sbagliato, dell’altro e della vita. E gli adulti, quando non sono di vissuto mafioso o delinquenziale, ci ridono sopra, credono sia giusto usare pistole per difesa personale, far giocare i bambini ai videogiochi proibiti ai minorenni, lasciarli davanti alla tv per vedere di tutto e di più, creando in loro confusione totale ed educandoli ad annullare i valori umani.

Bisogna “investire” in istruzione e cultura, non “a progetto” o “una tantum” solo in occasione di elezioni o altro o per interessi personali. Bisogna chiedersi se i bambini avessero voluto giocare a pallone, invece che scorazzare in moto, dove avebbero potuto farlo a Bari? Piazze e strade ne abbiamo poche e non sicure. Pallone, biciclette, altri giochi. Si tratterebbe di un’alternativa al cemento, al consumo del suolo e forse ci sarebbe qualche speranza in più di vederli crescere meno violenti.

A maggio scorso noi stessi scrivemmo di come i Salesiani scelsero il cartone animato “Baby boss” quale visione da regalare ai bambini e alle famiglie del quartiere Libertà. Il titolo era scritto a caratteri enormi e ben visibili da tutte le angolazioni della piazza, compresa la scuola. Dopo i disastri che abbiamo combinato dobbiamo investire molto. Sono gli adulti per primi a dover esercitare coerenza e buona educazione, per poi essere in grado di educare. Ci riempiamo le orecchie e purtroppo anche la bocca di concetti come best pratices, educazione alla legalità, prevenzione al bullismo e al cyberbullismo, ma quanto realmente li pratichiamo, fuori dei convegni o dei forum?

Rispetto e comprensione vanno pian piano scomparendo, lasciando spazio all’onda lunga di Gomorra e tutti i suoi derivati.