Al centro Sant’Agostino, struttura di buon livello che nessuno mette in discussione, cadono tutti dalle nuvole. Non siamo d’accordo con chi vuole la chiusura del centro, punto di riferimento per tante famiglie. Ci sono, però, aspetti che proprio non riusciamo a comprendere, pur non facendoci prendere dal fumo dell’ira nei confronti di chi ha usato violenza contro bambini autistici.

La notizia dell‘arresto di tre educatrici e un’insegnante di sostegno è caduta come un fulmine a ciel sereno. In questi due anni – considerato il fatto che i fatti incriminati andrebbero avanti dal 2016 – non c’è stato un ausiliario, un infermiere, un insegnante, un educatore, un impiegato che si sia accorto di nulla. Neppure le iniziali delle arrestate, rese note a mezzo stampa, hanno fatto comprendere quali fossero i dipendenti violenti.

Assurdo, pur ribadendo il buon livello di quel centro. Come qualunque altra struttura adibita all’ospitalità e alle cure di bambini e anziani, anche il Sant’Agostino deve essere dotato delle telecamere. Punto, le parole ormai se le porta via il vento. Lo diciamo anche per la tutela della parte sana del personale, la maggioranza. Per qualche mela marcia non si può rischiare di buttare all’aria il lavoro di una vita, seppure mela marcia è anche chi sapeva e ha taciuto.

Molti genitori mettono in discussione persino chi ha denunciato, a loro dire solo dopo screzi con l’ex datore di lavoro. La Asl in queste ore sta effettuando le dovute ispezioni, ma finora dov’era? Ricordiamo il fiato delle trombe all’epoca della fondazione del CAT, Centro territoriale della Asl Bari per l’autismo, che dipende dalla Neuropsichiatria infantile e fa capo al Dipartimento di Salute mentale.

Secondo quanto ci risulta, e vorremmo sbagliare, il controllo delle strutture private fa parte proprio dei compiti della Asl, che paga e invia loro i pazienti, anche adulti, proprio attraverso il CAT. Siamo alle solite, il controllore arriva in ritardo e nessuno ne controlla l’ordinaria amministrazione.