Il migrante caccia me e l’operatore in malo modo. Lo fa nella sua lingua, ma ci chiama bastardi e stronzi, forse per farci capire cosa pensa di noi. Nel frattempo brandisce un oggetto di legno, fa la mossa di scagliarcelo addosso e sbatte le porte del tugurio in cui vive, al civico 140 di via Bovio. La situazione rischia di precipitare da un momento all’altro. Va meglio con il connazionale che abita nella topaia accanto. Un cavo bianco passa sotto le due porte.

Portone sempre aperto, come aperto abbiamo trovato l’ingresso della cantina adibita ad alloggio. Non sappiamo se ci sia l’agibilità, un contratto o se, come dicono alcuni residenti, anche l’acqua e la luce siano abusive.

Non siamo noi a dover controllare, ma speriamo che l’Amministrazione disponga controlli efficaci anche in questo postaccio, così come fatto negli altri locali del quartiere Libertà da noi visitati in questi mesi. Il migrante non ci ha dato neppure la possibilità di spiegargli che non ce l’abbiamo con lui, che il cancro non è lui.

I veri bastardi senza cuore sono i proprietari di questo genere di immobili, spesso inadatti ad ospitare persino gli animali. Due o trecento euro d’affitto per vivere nel deposito in cui nessun altro vivrebbe.

Stamattina la Polizia Locale era stata in via Jatta e via Nicolai, ormai i blitz e gli accertamenti sono quotidiani. Ci fa piacere aver sollevato questo polverone, così come prendiamo per buona la volontà dell’Amministrazione di intervenire in maniera concreta. Quando sia vera questa intenzione lo sapremo solo al primo sgombero o alla prima stamberga ristrutturata a dovere perché ordinato dal Sindaco.