“Caro Antonio non ti sembra di stare esagerando nel buttare fango su 284 persone? Non fai giornalismo così, cerchi solo uno scoop o forse la tua è invidia? Il decreto Madia non lo abbiamo fatto noi. Sappi che alla fine della giostra chiunque ha messo in mezzo persone che non c’entrano pagherà le conseguenze, non si fanno titoli su tutti 284. Un dipendente regionale non può fare politica?”.

Caro ex precario, ora stabilizzato della Regione Puglia, questa volta non hai nemmeno un briciolo di solidarietà. Sai perché? Pur di tenere stretto il tuo posto, per di più conquistato senza raccomandazioni, hai fatto quadrato con chi ha barato e si nasconde dietro la tua faccia pulita. Sei colpevole quanto loro, anzi lo sei più di loro. Il tuo silenzio è grave quanto la parentela, amicizia o vicinanza di gente piazzata alla Regione Puglia da dirigenti pubblici, politici e assessori della peggior specie.

Un atto doloso, perché fatto in previsione di una possibile stabilizzazione. Nella terra di Pulcinella sarebbe successo ed è veramente accaduto. Al posto di prendere le distanze da chi ha rischiato di far saltare anche il tuo di lavoro, la stabilità della tua famiglia, scrivi su whatsapp al direttore di una testata giornalistica minacciando querela a lui e a tutti i colleghi che si stanno occupando della faccenda.

Un ex consigliere regionale di un paese non molto distante da Bari, pare che di parenti e amici ne abbia piazzati cinque, tutti di quello stesso paese. Non è giusto e ora ci vuole giustizia. Dio e la Madia non hanno nessuna colpa per questa tardiva storiaccia. L’elenco dei 284 nomi, quindi anche il tuo, sono al vaglio della Procura e adesso anche dell’Olaf, organismo che indaga sulle frodi all’Unione Europea. Sono loro che indagano, noi ci limitiamo a riportarlo, ma ci consentirai di esprimere tutto il nostro disappunto per questa sciagurata operazione.

Non so se nella ragnatela della burocrazia, lavori a chiamata, proroghe e deroghe siano diventati norma. Ciò che spero, da cittadino prima ancora che da giornalista, è vedere senza lavoro – e quindi alle prese con la dura ricerca – persone che hanno calpestato la dignità e le speranze di tanti pugliesi, più capaci e meritevoli, ai quali è stata preclusa la possibilità di concorrere per un futuro migliore. Non so quali saranno gli esiti delle inchieste, ma fino a quando non usciranno nomi e cognomi degli imboscati, per quanto ci riguarda continueremo a titolare, seppure si tratti di un’indagine senza notizia di reato, su quell’elenco di 284 persone.

Sono certo tu non abbia avuto la raccomandazione, ma dopo la conversazione di ieri  – di cui riporto solo una parte – sono altrettanto certo della tua colpa, per aver taciuto pur conoscendo tante delle porcherie successe negli uffici regionali in questo lungo periodo nero, quello in cui la sinistra chiamata al riscatto ha definitivamente perso la faccia, con esiti sotto gli occhi di tutti. Troppo comodo predicare la meritocrazia e poi infilare figli, parenti e amici nel nome di una fabbrica diventata postificio.

Vattene al diavolo, tu e chiunque altro adesso se la ride alla faccia di chi è stato estromesso e una famiglia non se l’è potuta creare. Alcune delle famiglie che oggi ritieni infangate, ieri sono nate con l’inganno. Rispondendo alla tua domanda, dico che un dipendente regionale può certamente fare politica, purché a farla non sia un precario a chiamata, la cui dedizione o appartenenza a potenti e potentati si trasformi in un posto a tempo indeterminato in un qualunque ufficio della Regione Puglia.