Presidente Giancaspro, ho dovuto leggere il suo appello con un fazzoletto stretto tra le mani. Commovente in ogni sua parola. Per un attimo ho creduto di essere uno di quei mistificatori di professione ai quali faceva riferimento, buttando le mani avanti.

Presidente, ho persino creduto di essere personalmente causa delle ultime sconfitte, uno di quegli infami e corrotti contro i quali si sono scagliati in questi giorni alcuni suoi appassionati sostenitori della Curva Nord.

Poi, dopo essermi asciugato le lacrime, mi sono reso conto che non sono io il presidente del Bari. Non sono l’allenatore e non sono neppure io a scendere in campo. Solo allora mi sono tranquillizzato.

Vede, caro Presidente, non sono i giornalisti a creare tensioni, ma il suo essere sempre al centro della scena, non solo quella sportiva, ma anche giudiziaria. Noi raccontiamo, commentiamo, esprimiamo giudizi. È questo il nostro mestiere. Il suo, a quanto pare, alimentato dalla sua improvvisa passione biancorossa, è quello di fare quattrini col progetto di riqualificazione del San Nicola. Lo ribadisce ogni volta che si mette a piagnucolare quando qualcosa non gira come dice lei.

Non possiamo stare simpatici a tutti e nemmeno vogliamo esserlo. Siamo fieri di poter applaudire o contestare a seconda delle circostanze. Fa parte del gioco e prima o poi dovrà pur capirlo che il calcio è un gioco di squadra. Così facendo, lei non noi, fa venire meno il gruppo. Forza Bari, Presidente, ma senza bende sugli occhi. La fiducia e la stima vanno guadagnate fuori e dentro il campo. Se io posso cambiare, e voi potete cambiare… tutto il mondo può cambiare!