Immagine di repertorio

Martedì 28 novembre ho dovuto scrivere l’articolo con cui il QI ha dato la tragica notizia di una ragazzina di 14 anni precipitata da un palazzo nel quartiere Poggiofranco, a Bari. Non mi ha fatto piacere, non mi sono divertito, non avrei mai voluto sapere dalla fonte amica cosa fosse appena successo. Pochi dettagli in realtà, neppure troppo chiari, tanto che nei primi istanti le voci, poi smentite, parlavano di un uomo. Tutta un’altra cosa.

Quando ho saputo che non abitava in quello stabile, prima di iniziare a scrivere, ho pensato che fosse andata a casa di un amico e quindi potesse non essere sola su quel terrazzo. Questa considerazione ha generato un milione di domande su come potessero essere andate le cose. E con la tristezza nel cuore ho scritto quelle poche righe.

La notizia ha fatto il giro della città, si è scatenato il dibattito tra chi aveva già sentenziato che fosse un suicidio, per cui non avremmo dovuto pubblicare l’articolo, e chi invece sostiene che in ogni caso andava fatto. Quando poi, nel pomeriggio, da un gruppo whattsapp della scuola frequentata dalla ragazzina è spuntata la foto scattata dal cornicione, è apparso immediatamente chiaro che qualcuno sapeva cosa stesse per accadere, con tutto ciò che ne consegue.

Di tutto questo abbiamo discusso animatamente in redazione fino a quando ci siamo imbattuti in una piattaforma digitale, su cui la 14enne ha scritto “in diretta” i suoi ultimi pensieri. Sei pagine, pubblicate con uno pseudonimo, tutt’ora accessibili da chiunque nonostante la segnalazione fatta alle Forze dell’Ordine. Quando uscirà questo pezzo, avrà superato le 20mila letture.

Sono pagine che in redazione ci hanno straziato l’anima, più di uno tra noi ha pianto. Non pensieri confusi e disordinati, bensì articolati, ordinati, argomentati, scritti da una mente lucida. Idee chiarissime, scritte con la tastiera dello smartphone perché altrimenti sarebbero risultate illeggibili per il tremare della mano se tracciati a penna.

Scrive alla madre, al padre, a suo fratello. Cose che nessuno dovrebbe mai leggere troppo tardi e che invece andrebbero dette a voce. Scrive ad alcuni amici, ai parenti, a un insegnante, a se stessa. Scrive affinché i suoi pensieri siano letti, organizza tutto come un libro, sceglie anche la copertina. Per noi, quella ragazzina che aveva una scarsa considerazione di sé era un genio, ma purtroppo si era convinta del contrario.

Dopo aver letto quelle pagine è abbastanza chiaro come siano andate le cose su quel maledetto terrazzo. Nonostante questo, restano ancora un milione di domande a cui, forse, le indagini potranno dare una risposta.