Quando ho letto il comunicato a doppia firma del segretario generale della Uil, Aldo Pugliese e di quello della Uilm Bari, Franco Busto, ho sinceramente pensato a uno scherzo di cattivo gusto.

Busto, l’inossidabile e ultradecennale capo dei metalmeccanici della Uil, lo stesso che un anno fa ci ha preso a pesci in faccia, minimizzando la nostra inchiesta giornalistica sulla reale crisi della Bosch di Bari, adesso è pronto a sguainare la spada a sostegno dei lavoratori. Il comunicato è la fedele riproduzione di quanto da noi detto in una ventina di articoli, gli stessi che Busto contestava anche davanti a quei lavoratori e padri di famiglia che ora chiama tardivamente in causa.

Busto dice di essere disposto a sedersi con l’azienda per rivedere il piano industriale, finora inadeguato. Ma Franco Busto dov’è stato finora? Probabilmente dopo tanto militare aveva perso il mordente, che grazie a Dio a quanto pare avrebbe ritrovato. Caro Busto, quel giorno, quando ci dava dei cialtroni, di fatto derideva gli operai, quei padri di famiglia che adesso rischiano di non poter più riuscire a portare il pane a casa. L’unico pane possibile. Ottocentocinquanta famiglie.

C’è solo una cosa da fare. Convincere gli rsu di abbassare il collo della maglietta firmata, la cresta e lo stipendio, come chiunque altro nel caso il sacrificio fosse richiesto, per ritornare ad avere il coltello tra i denti. A ragion veduta chiedevamo le buste paga di chi in azienda si vedeva poco. Le lotte sindacali a cui fa riferimento sono quelle di quando ha iniziato, non gli inciuci dell’ultimo decennio, forse più. Sono le lotte che mi ha insegnato mio padre, pure lui metalmeccanico. Le tensioni che avete registrato nelle assemblee aziendali, in cui si è sfiorata più volte la rissa, sono la dimostrazione che il terreno sotto i piedi comincia a franare, esattamente come i consensi nei confronti di quanti finora hanno interpretato troppo alla lettera il ruolo di sindacalista aziendale.

Si riapra l’era delle lotte vere, soprattutto contro chi pensa di venire in Puglia a drenare soldi pubblici prima di scappare altrove. Il lavoro e il salario non si barattano con qualche piccolo privilegio. Mai ed a qualunque costo.