“Impara a fare il tuo lavoro di intervistatore, uomo di merda”. E ancora: “Spero che il vostro giornale con annessi e connessi bruci seduta stante. Siete il simbolo dell’informazione marcia di questo paese”. Commentava così, l’anonimo Alberto, l’articolo in cui denunciavamo ciò che accadeva in via Paradiso, a Modugno.

Titolavamo: “Inferno in via Paradiso: palazzo privato ad uso e abuso della Asl”. Per quella denuncia siamo stati querelati dal proprietario di quell’immobile, al quale la Asl di Bari pagava un affitto, pur essendoci poco distante un suolo di sua proprietà su cui con quegli stessi soldi avrebbe potuto costruire una sede propria per il Distretto Socio Sanitario numero 9.

Alcuni residenti, anche attraverso denunce, esposti e petizioni, avevano sollevato la questione di una convivenza impossibile con quegli uffici, ma soprattutto con certi pazienti che, volutamente o per sbaglio, si ritrovavano persino dentro casa. Eravamo andati sul posto per documentare la vicenda, scoprendo che le cose stavano proprio come ci erano state descritte, se non peggio. Persino alcuni dipendenti della Asl ce lo avevano confermato. Era il 14 dicembre del 2014. Quasi tre anni dopo, periodo persino esiguo rispetto a quelli più generali della giustizia in Italia, è arrivata l’archiviazione definitiva del Gip Roberto Olivieri del Castillo, per “l’infondatezza dell’ipotesi di reato all’esito delle indagini di pg come argomentato dal pm (Marco d’Agostino) nella richiesta di archiviazione del 30.11.2015″.

A quella richiesta il querelante aveva fatto opposizione. Chi oggi non fa opposizione, calcolcato che nella maggior parte dei casi si procede solo per allungare l’agonia di chi scrive, pur sapendo di non avere molte chance? I fatti da noi raccontati, scrive il Giudice, “rientrano nel diritto di cronaca” e aggiunge che: “L’articolo dà atto di una effettiva e conclamata situazione di disagio di diversi condomini… al di la di trascurabili imprecisioni e di alcune considerazioni”.

Qualcuno sostiene che se non hai almeno una querela non sei un vero giornalista. A fare il giornalista, però, non è il numero di querele, ma quelle da cui riesci ad uscire indenne per aver documentaro correttamente imbrogli, truffe, o come in questo caso spreco e disagi. Alberto dovrà farsene una ragione. È passato troppo tempo e tante altre battaglie ci sono da portare avanti, altrimenti lo avremmo querelato per le offese e i suoi auspici di morte nei nostri confronti.

Proc. n. 7186/15 r.g.n.r.
4614/16 r.g.i.p.