Due giorni per discutere sul degrado delle periferie, della mancanza di lavoro, per audire chi dovrebbe detenere notizie fondamentali e allora i banditi decidono di imbracciare un kalashnikov e di assaltare un portavalori, ma di farlo in pieno centro. Colpi di mitragliatrice, nemmeno di pistola, a due passi da una scuola, su una strada trafficata, ma soprattutto in faccia alle istituzioni in passerella nelle periferie.

Benvenuti a Bari, la città delle contraddizioni. L’economia langue, i commercianti sono alle pezze e allora si organizza il G7 per far dire dall’esponente di turno del Governo che Bari è punto di riferimento per il Mezzogiorno e che la vetrina internazionale proietterà il capoluogo pugliese in scenari fino a quel momento inimagginabili. Non sono parole mie, ovviamente.

Bari, la città dove viene annunciata tolleranza zero ad ogni pié sospinto, quasi fossimo tornati ai tempi del Balilla, ma poi si ruba due volte a distanza di tre giorni nello stesso appartamento, si spara a terra per rubare uno scooter o si strappano borse ed orecchini sotto gli occhi dei passanti.

Bari, la città di San Nicola, dove basta pagare un corso e puoi continuare a fare l’abusivo. Bari, la città che snatura se stessa e la sua storia per scimmiottare questa o quella moderna capitale europea. L’elenco è lungo, però, se qualcuno decide di imbracciare un mitra mentre stai mostrando cosa stai cercando di fare per riqualificare le periferie e spara a poca distanza dal luogo dell’appuntamento con la Commissione Parlamentare, il Redentore, c’è qualcosa che non va.

Non servono parole, ne abbiamo giù scritte troppe. La gente vuole i fatti, meno grandi opere e più attenzione alla vita di tutti i giorni, quella che molti cittadini dicono di aver perso, non solo nelle periferie.