La canzone si ripete: mostri senza cuore, questo sono i giornalisti come noi. Fin quando la verità, per quanto drammatica sia, non entra nell’intimo delle nostre case, deve essere raccontata. Un bel giorno, poi, succede che qualcosa scombussola la nostra tranquillità, le nostre certezze, mettendo in discussione le nostre azioni. A quel punto, se qualcuno racconta la “nostra” verità, succede il finimondo.

Così come in occasione di molte delle tragedie raccontate dal nostro giornale, siamo stati accusati di essere sciacalli. L’accusa arriva il giorno dopo il racconto di un’altra morte, che merita il rispetto estremo destinato a tutte le morti, per la quale siamo stati persino ringraziati. La storia è quella dell’anziano allontanatosi da una residenza per aziani ad Adelfia il giorno di Natale, ritrovato cinque giorni dopo in una campagna poco distante, purtroppo vittima di un branco di cani randagi, non si sa se prima o dopo l’arrivo dell’assideramento.

Un particolare emerso con certezza non solo dal racconto di chi ha visto e inizialmente tenuto sotto riserbo, ma contenuto ufficialmente nell’ordinanza anti randagi firmata dal sindaco di Adelfia. Della faccenda, come tutti, sapevamo fin dall’inizio, quando abbiamo voluto omettere i particolari. Particolari evitati anche in questo caso. La notizia, però, andava data perché di interesse pubblico. Del resto, dieci anni fa, nella stessa contrada di campagna, altri amici e parenti non poterono neppure sperare nella consolazione del gelo. In quel caso la verità andava detta nuda e cruda. 

Non abbiamo affermato in nessun modo che l’anziano sia deceduto perché i cani lo hanno sbranato, anzi, speriamo dal profondo del nostro cuore che il freddo sia giunto prima. Quale intralcio alle indagini comporterebbe questo articolo? C’è massimo rispetto per chi indaga, per i sentimenti di chi ha voluto bene all’anziano, persino per le lacrime del direttore della struttura al momento in cui ha saputo del ritrovamento (vi assicuriamo sincere seppure siamo stati i soli a vederle insieme al Vigile del Fuoco che era nella centrale operativa mobile), ma allo stesso tempo c’è il massimo rispetto per la verità.

Che il freddo sia arrivato prima o dopo, fa poca differenza rispetto alle condizioni in cui il povero anziano era al momento del ritrovamento. Detto questo, come al solito è più facile scagliarsi contro chi scrive il vero, persino educlcorando il testo. Meno facile è chiedere spiegazioni a quanti hanno consentito che il 94enne riuscisse ad allontanarsi il giorno di Natale e probabilmente interrogare i nostri cuori sul perché l’anziano se ne sia scappato proprio il giorno di Natale.

Un mio collega diceva che il guaio dell’Italia sono gli italiani. Faccio sempre più fatica a dargli torto. Prego per la vittima, come l’ho fatto per quella di dieci anni fa e per chiunque altro purtroppo muore tragicamente. A maggior chiarimento di quanto scritto, certi di non aver compiuto alcun oltraggio, men che meno nei confronti del povero anziano.