Antonio Decaro, sindaco di Bari dal 2014.

Una sconfitta senza se e senza ma. Il 68 per cento dei baresi ha votato No alla riforma costituzionale così com’è stata concepita, non certo al cambiamento più che mai necessario. Il risultato referendario barese è senza dubbio una sonora bocciatura per Antonio Decaro, il sindaco dei sindaci che per il Sì aveva radunato le truppe cammellate in modo da accontentare l’amico premier, con il quale condivide la dura batosta.

Decaro ne esce con le ossa rotte, ma con un posto da ministro nel caso in cui Renzi, che oggi salirà al Colle per dare ufficialmente le dimissioni, vincesse le eventuali nuove elezioni, verosimilmente anche nel caso in cui si arrivi a regolare mandato dell’irregolare governo. Il piano personale su cui è stata ricondotta questa campagna elettorale, fatta di videoselfie e slogan, rende ancora più amara la sconfitta. Sì, perché probabilmente sancisce la fine del delirio di onnipotenza di Renzi e di quanti governano a sua immagine e somiglianza le amministrazioni locali.

Emiliano batte il suo ex delfino pur non essendosi mai speso in prima persona. A detta di molti adesso Michelone passerà a chiedere il conto, puntando all’azzeramento della giunta comunale barese, mai abbastanza convincente. O forse rimarrà tutto cristallizzato fino al prossimo voto.

La gente è stufa, non la si compra più con quattro storielle. Renzi e i renziani non lo hanno capito neppure dopo la Brexit e la vittoria di Trump. Una vita più dignitosa, un piatto caldo a tavola, un tetto sicuro sulla testa dei propri figli, un lavoro dignitoso. Questo vogliono quelli che rivendicano un posto in questo sistema iniquo.

Poi c’è il dato politico, rappresentato dal fronte compatto per il No. Persone con estrazioni sociali, ideologiche ed economiche tanto diverse tra loro, unite nella conservazione di una democrazia che va cambiata nei modi giusti, persino a rischio di perdere altro tempo prezioso.

Dopo la mazzata senza repliche di un certo modo arrogante di fare politica e amministrare, tacciando chi solleva questioni sostanziali di non voler bene al proprio Paese, in tanti farebbero bene a fare l’unica analisi possibile: andare a casa e rimettersi in gioco, magari con uno spirito diverso, con meno selfie e proclami e più risposte ai cittadini.