Il cartello è chiaro: a meno che non si abbia l’autorizzazione, non si possono fare foto e video dell’aula consiliare. Il divieto è firmato dal presidente del Consiglio comunale, Pasquale Di Rella e dal segretario generale del Comune, Mario D’Amelio. Tutto molto coerente con il parere che quest’ultimo ha dato a Francesco Giannuzzi, il consigliere che mal digeriva l’inclinazione social di Irma Melini e di altri colleghi.

Tutto molto coerente, dicevamo, non fosse per l’intervento di Pasquale Di Rella. Con tre semplici questiti, il presidente ha sparigliato le carte: a quanto ammonta la sanzione per i trasgressori? Qual è la legge di riferimento? E quale autorità è competente? La seconda risposta del segretario D’Amelio è imbarazzante, non tanto per i contenuti, quanto per l’assoluta incoerenza con il parere fornito a Giannuzzi. Non esiste una sanzione, non c’è una legge o un regolamento che dica cosa fare, ma neppure si sa quale autorità debba vigilare sui voyeur di pubbliche sedute come il Consiglio comunale.

Un messo ha stoppato le intenzioni di un libero cittadino che voleva documentare cosa stesse accadendo in Consiglio comunale, ma un altro cittadino ci ha inviato le immagini allegate al pezzo, senza contare la diretta streaming e la trasmissione su Telebari. Roba da pazzi se si pensa al tempo che il segretario generale ha impiegato per dare due pareri che dicono tutto e il contrario di tutto, senza occuparsi per esempio di dirimere altre questioni, come l’altro quesito posto sempre dal presidente Di Rella sulla faccenda dell’incompatibilità degli incarichi del presidente dell’Amiu, disposto a dimettersi ma non ancora dimessosi, Gianfranco Grandaliano.

In allegato, oltre alle fotografie ricevute dal cittadino seduto accanto a quello al quale è stato impedito di filmare, troverete anche le tre pagine del parere del segretario generale in risposta ai questiti del presidente Di Rella. Chi ci capisce qualcosa è bravo.