“Vai in aeroporto con Ferrotramviaria. È sicuro”. Buon gusto, buon senso e rispetto per le vittime del disastro ferroviario del 12 luglio scorso, sono andati a farsi benedire nella campagna pubblicitaria per la promozione dei moderni convogli e delle nuove linee, come appunto quella per l’aeroporto e l’hinterland barese. Ai familiari di chi ha perso la vita nell’incidente ferroviario sulla tratta Andria-Corato, la pubblicità proprio non va giù, sembra solo una inopportuna provocazione. Come dargli torto.

La campagna pubblicitaria racconta anche della comodità e della velocità della linea. Al posto di quel “è sicuro”, si sarebbe potuto scrivere altro, almeno fino a quando chi indaga non avrà fatto chiarezza sulle cause del disastro e non si sarà posto rimedio alla messa in sicurezza della tratta. E non ci riferiamo tanto alla ricerca dell’errore umano, quanto ai responsabili del tempo perso per la dotazione di sicurezza di cui era sprovvista la linea.

A segnalare quanto visto nelle stazioni della tratta della Ferrotramviaria, da Bari a Barletta, è stata Anna Aoysi, sorella di Maria, anche lei morta poco più di un mese fa su uno di quei convogli. Preghiere, fiaccolate, ricordi, solidarietà, gesti concreti. Lo spot cancella tutto quanto si continua a fare per evitare il ripetersi di simili disastri. Solo alla morte non c’è rimedio – e quella ormai c’è stata e nel modo più  doloroso possibile -, per il resto si può ancora provvedere a ritoccare quella campagna pubblicitaria che sa di sfregio.