Alla fine è successo. Dopo decine e decine di assalti, ingiurie, diffamazioni e attacchi verbali di violenza inaudita, l’Ordine dei Giornalisti ha preso le distanze dal comportamento di Luigi Fallacara. Lo ha fatto dopo che il nostro direttore, Antonio Loconte, dal quale pure l’Ordine ha preso le distanze, è stato costretto a difendersi dall’ennesimo blitz indecoroso.

L’Ordine prende la distanza dal comportamento dei due iscritti, conscio che l’atteggiamento rissoso di Fallacara non finirà qui. L’Ordine demanda all’indipendente Consiglio di disciplina eventuali provvedimenti, difendendo i giornalisti che cercano di informare i cittadini con correttezza, abnegazione e coerenza. Perdonateci, ma non comprendiamo a quale coerenza vi riferiate.

Intanto il presidente del Tribunale tarda a nominare il Consiglio di disciplina, nonostante le email ufficiali ricevute. Probabilmente qualcuno dovrebbe chiedergli un incontro per palesare una situazione ai limiti dell’umana sopportazione, che potrebbe sfociare in qualcosa di incontrollabile o particolarmente indegna. Pare ci sia un parere del Ministero della Giustizia secondo cui i consigli di disciplina non siano scaduti a maggio, ma sarebbero validi fino a dicembre. In questa cofusione estrema, però, nessuno notifica niente a nessun altro, rendendo facile la vita a chi passa il suo tempo a denigrare quella degli altri.

Speriamo il riferimento non sia alla coerenza che costringe quegli stessi colleghi considerati degni a subire le peggiori angherie senza che nessuno abbia finora battuto ciglio. Come abbiamo più volte denunciato, quella con Luigi Fallacara non è una questione personale, ormai è evidente, ma un segnale preoccupante dei tempi che corrono e che travolgono tutto e tutti.

Un cambiamento radicale dell’informazione e del giornalismo, anche dei linguaggi, che le autorità preposte condannano solo quando viene lesa la maestà della professione. La verità è che Luigi Fallacara è la rappresentazione peggiore di quel cambiamento ormai da tempo. Molti di quanti adesso si indignano sono gli stessi che mettono il proprio like sotto le farneticazioni dello hater, pronti a scattare con lui un selfie da pubblicare sulla propria pagina Facebook. Tanti dei sostenitori di Fallacara sono giornalisti, iscritti al suo stesso Ordine.

L’Ordine dei Giornalisti finora non si è scandalizzato nemmeno quando Fallacara, scaricato persino da chi avrebbe dovuto difenderlo, ha offeso una sua dipendente, alcuni suoi consiglieri (denunciati di aggressione pur avendo uno di questi 80 anni) e neppure una dozzina di altri suoi iscritti. Non lo ha fatto neppure quando, in segno di disprezzo, Fallacara ha denigrato la categoria a cui appartiene ed etichettato più volte il dis-ordine dei giornalisti. Seppure tardivo, l’intervento era doveroso e non importa se nel calderone ci siamo finiti anche noi. Prima o poi sarebbe dovuto succedere.

Non è una rissa da social network, perché i social network sono il futuro del nostro mestiere, altrimenti schiacciato dalla quasi totale assenza di tutele nei confronti di quei giornalisti che cercano di continuare a testa alta, tra paghe da fame e le ormai eccessive lamentele dei culi di pietra.

Dobbiamo imparare a governare i social network, non dobbiamo averne terrore. Sono il principale mezzo di diffusione delle informazioni pubblicate sulle nostre logore testate e mandate in onda sulle emittenti televisive locali.

Come al solito, ci assumeremo tutte le responsabilità del caso, ma non permetteremo mai a nessuno, con o senza la tutela di un Ordine spesso distratto e autoreferenziale, di minare l’autorevolezza del nostro giornale, regolarmente registrato come testata giornalistica. Non lasceremo a nessuno prendersi gioco della nostra professione, fatta quotidianamente con passione, rispetto, coerenza, correttezza e abnegazione. Noi siamo giornalisti.