Aiutateci a capire. La cena in total white, tanto per fare più chic, è un modo per stare tutti insieme, come succedeva un tempo alle feste patronali, ma poi si tira sempre in ballo la gara alla tavola meglio imbandita. È un evento di massa, ma gira e volta le facce sono sempre quelle. Per carità, adesso non chiamateci razzisti, lasciateci solo esprimere il nostro pensiero. Anche noi abbiamo letto e sentito sottolineature sull’evento più amato dai barei.

Non ci scaglieremo con linguaggi violenti contro chi organizza “Bari Bianca – A cena insieme” e i suoi frequentatori come ha fatto qualche imbecille su Facebook, ma dopo il flop di ieri possiamo certamente dire che è diventato un evento autoreferenziale, in parte pagato da tutta la città. Non lo si organizza solo a Bari, non lo paga il Comune, ma servono un sacco di soldi pubblici per metterlo in piedi. Sicurezza (con i controlli antiterrorismo), viabilità, pulizia, trappoloni e disinfestazioni per le zanzare la sera prima. Disinfestazioni che di sera non venivano fatte da qualche tempo, scatenando le ire dei residenti.

Dicevamo della pulizia. Seppure bianca, l’immondizia resta immondizia da smaltire. Lo spirito della manifestazione imporrà pure che non venga lasciato niente sul posto, ma qualcosa rimane sempre, anche perché non tutti hanno da esibire il “servizio buono”. Nell’eterna lotta tra organizzatori e questura (quest’ultima intesa come entità meno euforica), i primi dicono che i partecipanti sono stati quattromila, gli altri forse un terzo. Ciò che colpisce è l’assenza di fotografie dall’alto, prospettive a lungo raggio, anche sulla pagine Facebook dei più accaniti. È probabile che ci siano, ma non possiamo conoscere tutta quella moltitudine di persone ed essere loro amici su Favabook.

In tanti – ricordiamo che gli iscritti erano 8mila – avranno ritenuto non fosse ancora il tempo, nonostante il minuto di silenzio per le vittime del disastro ferroviario, dedicato soprattutto a chi fra loro partecipava e avrebbe certamente partecipato alla cena anche quest’anno. Forse, con il passare degli anni, si è perso lo spirito per cui è nata l’iniziativa, che ha avuto il merito di raccogliere fondi per l’Ant e l’associazione Agebeo. Per la prossima edizione bisognerebbe sforzarsi di mettere in piedi qualcosa di più originale, per recuperare la voglia di stare insieme come si faceva e si fa ancora alle feste patronali, dove sono ammessi i lupini e le stoviglie di plastica.