Cinque giorni di sospensione per aver commentato un nostro articolo, ovviamente sostenendo tesi contrario al “va tutto bene e ansrà sempre meglio”. Nell’era dei social, il gesto coraggioso è costato caro a un operaio della Bosch di Bari, ricorso a un avvocato del lavoro per tentare di spiegare la propria posizione ed evitare il peggio.

Quando critichi apertamente il tuo datore di lavoro quello del licenziamento è un rischio serio. La speranza è quella che l’azienda non abbia già deciso di trasformarlo nel caprio espiatorio per poter stringere nelle mani gli attributi di tutti gli altri dipendenti, riallineando quanti in queste stemmine hanno tentato di alzare la testa.

Siamo mortificati, non potrebbe essere diversamente quando qualcuno rischia il posto di lavoro solo per aver espresso un parere, ma come si può credere di risolvere i tanti problemi legati alla gestione del personale, al contratto di solidarietà, agli straordinari, allo scorrimento e ai possibili esuberi in questo modo? A sbeffeggiare l’immagine della Bosch non sono gli operai che sgobbano tutti i giorni, ormai esausti perché trattati solo come numeri da sacrificare sull’altare di una crisi mai troppo convincente.

La Bosch dovrebbe piuttosto provare a instaurare un rapporto di dialogo, in cui i sindacalisti aziendali tornino a fare il bene di tutti, non solo quello proprio tentando di fare incetta di benefit, lavorativi e in busta paga. Staremo sempre dalla parte di chi ha il coraggio di alzare la testa, pronti a sostenerlo in qualunque sede.

Questi sono i casi in cui bisognerebbe mostrare l’unità, seppure la stagione dei diritti è tramontata. Recentemente il segretario generale della Fiom Cgil di Bari, sollevò una questione fondamentale: il pericolo che gli operai possano rassegnarsi a una situazione di eterna lotta per la sopravvivenza. Dovesse arrivare quel momento, prima o poi troveranno qualsiasi pretesto per fare fuori gli uomini che non possono più piazzare  dentro una casella numerica.