L’assessore Maselli piange ancora miseria e Bari allestisce un cartellone – meglio dire cartellino – di manifestazioni estive in ogni angolo della città. La filastrocca è sempre quella: “le risorse sono esigue”, “un’adeguata offerta formativa sia ai residenti che restano sia ai turisti che arrivano”. Ma ci faccia il piacere.

Attenzione assessore, non siamo noi a dire che avete messo in piedi un’ottimo programma di iniziative variegate per la città di Grumo (con tutto il rispetto del caso), ma non certo per il capoluogo di regione. Lo dicono albergatori, ex amministratori, esperti di comunicazione, molti degli operatori culturali e imprenditori che hanno in qualche modo a che fare con il turismo, l’arte, la cultura in generale. Lo dice persino chi è vicino al PD, il partito del suo sindaco e del presidente della Regione. Un disastro, che ha scatenato rabbia e sorrisi sarcastici in tanti di quei disgraziati trogloditi delle periferie. Gli stessi ai quali dai un’altalena per far fare su e giù ai bambini e te li sei tolti dalle scatole.

Si fa presto a chiamare evento ciò che è una festicciola, una recita, un saggio, una passeggiata. Si fa presto a tirare dentro la barzelletta dell’aver voluto favorire le periferie. Pensa davvero di averle aiutate, mettendo in quelle piazze manifestazioni che non porteranno un solo spettatore in più rispetto a chi abita nel raggio di cento metri dal palchetto? Figuriamoci i turisti.

Nel comunicato, caro assessore, spiega come il cartellone sia scaturito “dalle diverse sensibilità culturali che animano da sempre il territorio barese”. Ma quali, quelle stesse che continuate a prendere a pesci in faccia, facendo di tutto per incentivarle indirettamente (neppure tanto) a migrare altrove? Non lo sapesse, altrove li accolgono a braccia aperte. In occasione della polemica su Uovokids, proprio ai nostri microfoni, aveva detto che Bari e i baresi avrebbero dovuto guardare al di là del proprio tombino.

Bene, anzi malissimo. Il programma estivo della città del Petruzzelli, del nascente Polo delle arti contemporanee, della cattedrale, di San Nicola, dei festival, di Santa Scolastica, e del mare (Bari per mare?), è assolutamente inadatto, scadente. Manca quella visione che dice di avere per la trasformazione culturale della città. Qualche spicciolo, tanto per dire di aver fatto qualcosa e la necessità di dover dire quattro chiacchiere in un comunicato stampa. Saremmo curiosi di sapere se le dichiarazioni diffuse le ha scritte di suo pugno. Fosse così sarebbe di una superficialità disarmante.

La vostra azione non politica, con il sindaco Decaro grande assente, è preoccupante.
Continuate sistematicamente a mancare l’obiettivo del vostro mandato, ovvero pianificare e programmare le attività culturali, attraverso un piano strategico e il sostegno alla produzione anziché all’eventismo. Ci passi il termine, usato per rendere l’idea.
Ci consenta, state riuscendo a privare il territorio cittadino di appuntamenti significativi per qualità delle proposte. Non riusciamo a capire per quale motivo, caro assessore, si ostini a vestire i panni del sedicente direttore artistico. Non vorremmo abbia frainteso la missione cui è stato chiamato, tra un selfie è un giro in bicicletta. I suoi cittadini, gli stessi operatori che la richiamano all’ordine, glielo ricordano ogni piè sospinto.
Mio nonno diceva: accontentati del brodo perché la carne costa cara. I baresi che non possono far altro, si accontenteranno anche questa volta – sapesse quante ne hanno mandate giù – fino alla prossima iniziativa cool & fashion targata Maselli. Perché no, allestita con i bei soldi che si è riservato per sfuggire ai paletti del nuovo regolamento per il finanziamento alle attività culturali, che tanta gente pure in questo caso ha scontentato.

Se ha tempo, se non va fuori da Bari per le vacanze, se li goda tutti e 115 gli eventi. C’è tempo fino a settembre. Noi le consigliamo il Multicultuita Jazz Festival di Capurso; la rassegna del cinema di animazione Imaginaria di Conversano; il primo music festival di Cellamare, nato per scherzo e completamente finanziato col crowfunding, proprio perché non c’erano soldi. Lasciamo perdere Il Libro Possibile di Polignano, quello sì, che è un evento.

I turisti, come sta già accadendo, andranno altrove. In auto, pullman, treno, o con qualsiasi altro mezzo di trasporto possibile, persino in bicicletta. I paesi che hanno capito come crescere e svoltare attraverso il turismo sono lontani solo una manciata di chilometri dal capoluogo di regione.