La caccia grossa è partita. Il fulmine a ciel sereno, com’è stata definita la nostra inchiesta sulle condizioni di lavoro all’interno dello stabilimento Bosch di Bari – senza tenere conto delle decine di segnalazioni e approfondimenti fatti in questi mesi – ha fatto parecchi danni, soprattutto tra sindacati e sindacalisti.

La descrizione minuziosa del clima di terrore che si respira tra gli operai – soprattutto in alcuni reparti – costretti a fortissime pressioni psicologiche, mentre alcuni dei rappresentanti sindacali aziendali in fabbrica neppure si fanno vedere, a detta di molti – anche dei possessori di tessera sindacale di vario colore – avrebbe meritato smetite e prese di posizione più dure.

La reazione, invece, è stata giudicata deplorevole. In due parole l’avvio della caccia all’operaio amico di Loconte. “Sai, non ti conviene essere amico su Facebook di quel giornalista, anche perché prima o poi finirà di scrivere e potresti ritrovarti nei guai”. O ancora: “Ma come, hai messo mi piace al pezzo che ha scritto contro l’azienda?”. Ad eccezione della contestatissima replica della Fim Cisl, affidata al segretario generale barese Donato Pascazio e all’RSU Michele Ungaro, in cui vengono fuori alcune interessanti ammissioni, nessun altro ha sentito la necessità di stoppare le “menzogne” che stiamo scrivendo da alcune settimane. Dimenticavamo la disponibilità al confronto dell’UGL, ma quella non conta perché siamo sul loro libro paga. Questa è l’altra eresia detta per screditarci.

Tutto questo è davvero mortificante. Chissà se le segreterie nazionali sono a conoscenza degli aspetti più allegri che attengono alla gestione del contratto di solidarietà all’interno della Bosch di Bari e delle accuse mosse ai sindacalisti volta giacchetta, pronti a passare da un sindacato (partito) all’altro pur di conservare poltrona e privilegi.

Grazie alle segnalazioni documentate di alcuni dipendenti senza anello al naso – seppure costretti comprensibilmente a non metterci la faccia, ma non per questo non degni di stima – continueremo a raccontare alcune storie perticolarmente interessanti, dando allo stesso tempo seguito a chiunque volesse replicare e dare la propria versione. In questo modo, alla fine della solidarietà, quando ormai sarà troppo tardi per qualsiasi azione per la gestione degli esuberi, nessuno potrà nascondersi dietro un impegno fittizio.

Prevenire, continuano a ripetere fino all’esasperazione, è sempre meglio che curare. L’impressione è che alla Bosch di Bari qualcuno abbia una brutta allergia alla prevenzione, credendo forse di essere immune da tutto.