Passata la sbornia del voto tra campagna per il sì, per il no e le polemiche per l’istigazione all’astensionismo, con tutte le conseguenze del caso che verrano, ecco cosa resta del referendum: il mare. Mai come nell’ultimo periodo se n’è parlato tanto, con iniziative di ogni genere, alcune anche molto simpatiche come quella congiunta Uisp-WWF “No alle trivelle, Sì alle friselle”, durante la quale sono state anche liberate delle tartarughe in acqua.

Spenta l’eco della consultazione, indipendentemente da come è andata, lui è sempre là, croce e delizia per molti, “sfruttato” da chi lo vive per lavoro, ammirato, temuto, adorato. C’è chi lo vive per sport, come i praticanti dello Stand-up Paddle, variante del surf in cui si sta in piedi su una tavola e ci si muove remando con la pagaia, c’è chi ne approfitta per una pausa pranzo diversa, c’è chi se ne prende cura come “il bagnino” Mimmo Oreste che ha adottato la spiaggetta di San Cataldo.

Senza entrare nel merito del referendum, “No alle trivelle si alle friselle” rappresenta per noi la sintesi di ciò che il mare rappresenta: una risorsa, un amico, un compagno di vita, da vivere ogni giorno e da rispettare. Cerchiamo di averne cura.