Il cantante neomelodico Tommy Parisi, figlio del boss di Japigia Savinuccio.

Tommy Parisi, figlio del superboss Savinuccio, è ancora latitante: fermi come sempre ai nostri convincimenti garantisti (ogni addebito penale resta presunto sino a giudizio definitivo), possiamo però fare qualche breve considerazione sulla vicenda del concerto mancato a Pane e Pomodoro. Possiamo farlo soprattutto dopo aver sentito il sindaco Antonio Decaro, intervistato da qualche emittente regionale, rivendicare ancora oggi le ragioni della negata autorizzazione al concerto, ripetendo che erano e sono “ragioni burocratiche” perchè “non potevano autorizzare quel concerto in quel luogo”.

Caro Sindaco, avevi paura allora e hai paura adesso. Quel concerto andava chiaramente negato dalla pubblica amministrazione perché era stato organizzato dal figlio di un boss, sia pure incensurato, e bisognava dirlo con chiarezza allora e ripeterlo adesso, che questo figlio pare sia incappato a sua volta nelle maglie della giustizia per ragioni molto simili a quelle che tengono in galera il padre.

Invece, tu che chiedi ai cittadini di uscire dalle secche dell’omertà e chiedi coraggio e determinazione nella lotta all’illegalità diffusa, continui a cincischiare con il detto e non detto, con le parole della burocrazia, con il velo della paura e dell’ipocrisia, pur di non dire chiaramente ciò che tutti sanno e vorrebbero sentire: che un Comune non può consentire in un luogo pubblico che si esibisca il figlio di un noto, notissimo mammasantissima della mafia locale. Dovevi dirlo allora e ripeterlo oggi: che la giustizia cerca ovunque quel giovanotto dal cognome ingombrante, troppo ingombrante perchè una Città finga di non sapere chi è.