Siamo all’amministrazione farlocca, che più farlocca non si può. A Bari è (quasi) tutto finto e provvisorio, come al Circo Equestre. La tragedia sarebbe grande, se i protagonisti non rischiassero di far ridere come clown improvvisati, col naso rosso storto e la parrucca di sghembo.

Come nelle migliori tradizioni circensi, sono in due: il clown bianco e l’augusto. L’uno dovrebbe essere la figura seria e autorevole, quello su cui fare l’affidamento maggiore. Il secondo, nonostante il nome, è il pasticcione confusionario del duo, quello che dovrebbe far ridere di più e, soprattutto, alleggerire la tensione drammatica che comunque la coppia comica crea.
Antonio Decaro e Davide Pellegrino si alternano, da buoni compari, nel rivestire ora l’una, ora l’altra delle due storiche raffigurazioni da circo.

Il Sindaco è quello che di solito le spara grosse: annunciando per esempio un’inesistente attenzione di Matteo Renzi per Bari. Ed ecco che il vertice in Prefettura con Angelino Alfano (convocato più per l’emergenza migranti che per le faccende di mala), viene spacciato per l’imminente soluzione di tutti i problemi di ordine pubblico della città, l’arrivo dell’esercito come la risposta al piagnucolio decariano, i “rinforzi” ai magistrati come la luce che squarcia le tenebre e guarisce il sovraffollamento e il superlavoro in Procura. Poi, nei fatti: l’esercito è molto decorativo ma poco operativo, il magistrato è uno solo e di sicuro in Procura manco se ne accorgeranno, la città continua ad avere quell’aria sull’orlo della crisi di nervi che ha da qualche anno.

Il suo “partner” (o se preferite la sua spalla), Davide Pellegrino, è il Direttore Generale del Comune, un supermanager che Decaro si è dovuto sorbire per esplicito ordine del suo ex mentore, Michele Emiliano, che certo non se lo poteva tenere in regione, dove aveva comandato per buona parte dell’era vendoliana (che oggi Emiliano sta smantellando pezzo pezzo esprimendo finalmente il suo vero giudizio sul suo ex alleato).

In qualità di clown augusto, Pellegrino sta dando il meglio di sè nella “riorganizzazione” delle aziende partecipate (di cui non sappiamo il destino finale: vendute, risanate, spartite come si usava ai bei tempi della partitocrazia, nessuno lo sa, manco Decaro). La sua (di Pellegrino) brillante idea di farcire i CdA con dipendenti comunali al posto dei tecnici esterni non va bene anche perché c’è una legge dello Stato che lo vieta.

Il caos si è visto soprattutto fra Amiu e Amtab, due carrozzoni fatiscenti (e maleodoranti) dove l’eroica presenza di alcune persone eccezionali (come Nicola Marzulli all’Amtab) o straordinariamente tenaci (come Gianfranco Grandaliano all’Amiu), non sta evitando i disastri assoluti e vergognosi fra cui c’è anche da annoverare l’inquietante presenza di un boss della mala che con la divisa addosso, esercitava il controllo sul territorio in nome e per conto del suo clan.

Ora, questo circo potrebbe finire (anche presto) se questa amministrazione recuperasse un minimo di credibilità e di lealtà con quelle forze politiche che pure l’hanno espressa e sostenuta. Possibilmente prima che si dissolvano come bolle di sapone. Non crediamo sinceramente che ciò possa accadere in tempi brevi: l’impressione è che si preferirà la segatura del Circo fin quando sarà possibile “tirare a campare”.