Dal secondo al sedicesimo posto di preferenza fra i suoi stessi elettori. Non lascia scampo la classifica del primo quotidiano economico italiano. Prima che l’addolorato staff del sindaco Decaro si sprema le meningi su come recuperare il clamoroso scivolone immortalato dal Sole24 ore, tentiamo noi, da osservatori fedeli e costanti, di dare una spiegazione. Intanto va precisato che questa statistica è frutto di una serie di interviste fatte a cittadini elettori consapevoli, cui si chiede se sono soddisfatti dell’azione amministrativa del primo cittadino che li governa.

Dopo la fine delle province, è il Comune l’unico ente “locale” che ha mantenuto e rafforzato un ruolo di prossimità e affidabilità nei confronti dei cittadini-elettori. Insomma, il caro vecchio campanile svetta più sicuro che mai, oltrepassando i secoli con un’agilità e un dinamismo che non smette di sorprendere. Ma pur avendo puntato e giocato quasi tutto su un concetto (asfittico) di baresità e tipicità (che fra l’altro fa a botte con l’idea della Citta Metropolitana che a queste latitudini si espande dal Sub Appennino Dauno alla Murgia sud Orientale, con oltre un milione di abitanti), la scommessa di un Decaro sempre più popolare e amato (dai suoi stessi elettori, peraltro) è stata clamorosamente persa.

Lo scivolone dal secondo al sedicesimo posto (con il collega berlusconiano di Lecce, Paolo Perrone, che invece batte tutti, anche Pisapia), poteva essere ampiamente previsto e in un certo qual modo è stato annunciato, proprio in questi giorni, dalle ultime infelicissime sortite “social” del primo cittadino, ormai incapace di azzeccare una sola “mossa” che lo ricollochi, se non altro, almeno agli stessi livelli di popolarità che aveva quando è stato eletto, al ballottaggio, poco meno di due anni fa.

Decaro non sa o finge di non sapere che il problema principale di questa Amministrazione ormai alla frutta è lui. Non può nemmeno dare la colpa ai partiti, di fatto azzerati e dissolti nel nugolo fastidioso delle piccole bande individualiste in cui si sono ridotti, in maggioranza e all’opposizione. Potrebbe, se volesse, azzerare la giunta (o almeno cambiarla per nove decimi) e tenere sotto scacco il Consiglio Comunale ricattandolo con un “tutti a casa” che riuscirebbe a sconvolgere persino i Cinque Stelle. Potrebbe vendere tutte le Municipalizzate, per liberarsi dei boiardi che le hanno occupate, fare cassa e decidere finalmente di occuparsi di Bari.

Potrebbe recuperare i progetti scritti ai tempi del Piano Strategico, far funzionare il welfare, buttare fuori dalla giunta i finti radical chic che poi fanno cantare i neomelodici preferiti dalla malavita. Potrebbe fare tantissime cose, perché nessuno vuole andare a casa. Ma non lo farà: ormai ha imparato dal suo nuovo mentore, Matteo Renzi in persona, maestro di annuncite di cui lui è fervente e diligente allievo. Ormai ha dimostrato ampiamente a Michele Emiliano, suo ex riferimento per la vita, di essere una delle più cocenti delusioni che possa capitare a un essere umano.

Chissà che si pensano e che si credono a Salerno, dove addirittura invocano un sindaco “decariano”: forse basterebbe loro una tre giorni full immersion nella città più sporca d’Italia, meno puntuale d’Italia, meno vivibile della Puglia, meno turistica del quadrante alfa (come direbbero a Star Trek). Decaro, datti una regolata: secondo noi il Sindaco non lo sai fare e te lo stiamo amichevolmente dicendo da un po’ di mesi. Scusa se ti diamo del tu, ma se tu stesso, intrattenendoci piacevolmente sulla tua pagina social a botte di trimone, ci fai capire che hai completamente abiurato al tuo ruolo istituzionale e al rispetto per te stesso, perchè noi dovremmo avere più considerazione?

Siamo sicurissimi che Enrico Dalfino o Pietro Leonida Laforgia, pur avendo un social a disposizione, mai l’avrebbero usato in questo modo. E persino Michele Emiliano, che in un qualche modo quella parola oscena l’ha sdoganata, non sarebbe arrivato alla tua disarmante sciatteria istituzionale. Non è cosa per te, quella sedia da primo cittadino. Oggi te lo scrivono anche i tuoi stessi elettori, su quella classifica così impietosa e sincera, riportata dal giornale della Confindustria mica su l’Almanacco di Topolinia.