Ti ho sentito cantare quando nessuno sapeva nemmeno come ti chiamassi. Hai un talento immane e ti sei conquistato sul campo ciò che sei diventato, concerto dopo concerto. Ce lo hanno raccontato gli amici di sempre, quelli con i quali smontavi e montavi palchi, caricavi e scaricavi attrezzature, come faceva Noel Gallagher. Giò Sada ti auguriamo il meglio. Ti sei conquistato il successo e sei salito sul carro lussureggiante di un bel contratto, la casa discografica, i concerti e gli obblighi. Sanno tutti come funziona. Attento, perché il carro è lo stesso su cui adesso vogliono salire tutti senza averne alcun diritto. Persino chi ha allestito carrozzoni pseudo musical promozionali come l’ex presidente della Regione Puglia, carrozzoni che non hanno mai promozionato un bel niente se non i soliti noti con il bel logo su manifesti e locandine, si prodiga a postare hashtag e frasi melense che hanno il significato peggiore della moina. Un controsenso talmente evidente da aver suscitato una flotta di proteste in rete.

Sei a un bivio, forse quello più importante e pericoloso, ma siamo sicuri che la tua vita di strada ti aiuterà. Devi decidere ciò che vuoi essere. Puoi scegliere di diventare un cantante senza memoria, come i tanti che salgono e scendono a pagamento dai palchi di Capodanno; oppure utilizzare la memoria come un’ancora per restare ben saldo sulla terra, al suolo della città in cui vivi e forse vivrai ancora, in cui sicuramente vivranno le tue persone più care, quelle che ti hanno appoggiato finora e che adesso sperano nella tua memoria. Una città che ami dal profondo, alla quale ai regalato la tua prima hit. Goditi l’abbraccio dei centomila senza farti travolgere da quelle braccia tese per l’occasione. Dal momento in cui ti facevano girare i coglioni per lo sgombero di Villa Roth non c’è stata nessuna rivoluzione. Lo sai bene anche tu, nonostante i saluti, i post su Facebook e gli apprezzamenti di facciata dei rappresentanti di tutti i livelli delle istituzioni.

A fatica si sta cercando di raggiungere la sufficienza, ma ci vogliono sentinelle attente, come te. Centinaia di ragazzi sono nelle stesse condizioni in cui ti trovavi quando hai messo sul tuo canale youtube il video che alleghiamo. Era giugno del 2014 e certamente non potevi sognare nemmeno una svolta così. “E ora che cosa facciamo?”, ti domandavi dopo lo sgombero della villa abbandonata, spiegando che: “Quando un posto è lasciato a sè dalle istituzioni, ci entra dentro qualcuno che ospita chi non ha una casa, dà da mangiare, organizza concerti come stavamo cercando di fare”.

Centinaia di giovani si chiedono, come facevi tu allora e in cuor tuo forse fai ancora: “Chi ama la musica, il teatro, che deve fare? Si deve appoggiare sempre a chi ha la possibilità di avere un locale? Soldi non ce ne sono. In tutta Europa ci sono centri giovanili gratis per tutti, in cui puoi andare a provare a registrare le tue cose, qui non c’è niente. Ma in che cazzo di città viviamo? Non abbiamo nulla per i ragazzi che vogliono imparare nuove cose. Dobbiamo accontentarci dei concerti di capodanno, dell’acqua in testa. Dobbiamo investire in cultura, non solo per facciata. Sticazzi la città della cultura a Bari. Ma dove stiamo andando, non puoi fare un concerto per strada perché ti vengono a rompere i coglioni i Vigili urbani. Ma quale permesso vuoi? Grazie per averci tolto anche questo posto”. Avevi un anno di meno e qualche sogno in più. Ti ribellavi all’idea di poter finire la tua vita il sabato sera in pizzeria. Quanto hai lavorato per sfuggire a questa triste possibilità.

A qualcuno capiterà di finire più di un sabato sera in pizzeria. Tu ce l’hai fatta e non dovrai più domandarti: “Che facciamo fino a capodanno prossimo, che facciamo fino a quando non faremo po’ di bische nelle case, visto che non abbiamo niente da fare, un centro culturale gestito per i giovani?” Tra un impegno contrattuale e l’altro resta a Bari con il cuore e con le idee.