Sarebbero bastate delle scuse sincere, un sentito pentimento, magari con pulizia del muro e dell’altrui portone imbrattati con la propria urina, per cancellare la storiaccia.

Ieri un minorenne maleducato non è riuscito a trattenersi dall’urinare contro un portone in via De Rossi. Il gesto è stato immortalato. Il ragazzo, purtroppo, è di spalle. Nessuno, però, si sarebbe mai immaginato di riuscire a dare un nome a quel balordo. Lui stesso, colto probabilmente dalla stessa disprezzante incontinenza mostrata qualche ora prima, ha commentato il post su Facebook di chi gli aveva scattato la foto, poi pubblicata sul nostro giornale.

Come se non bastasse la gravità di quell’azione, persino spalleggiato da chi invece avrebbe avuto il dovere di farlo rinsavire, il minorenne ha iniziato a minacciare l’autore della fotografia, dimostrando con una raffica di insulti e bestemmie irripetibili, che quella pipí sul muro non è stata una “cazzata”, un colpo di testa, una bravata, una ragazzata. Lui la pipí sul muro la voleva fare. Punto.

Il discorso del ragazzo, tra invettiva e pseudo scuse miste ad altri insulti, è purtroppo la sintesi della deriva in cui siamo finiti. Certo, bisogna interrogarsi tutti su chi abbia consentito a quel bambino di diventare ciò che è, un adolescente che bestemmia e piscia sui portoni dei palazzi per strada, ma non possiamo credere che quel cafone non sappia di aver sbagliato. In fondo lo ha ammesso, seppure a modo suo.

Iniziamo a insegnare il senso delle scuse, del pentimento. Si sbaglia, eccome se si può sbagliare. La differenza sta tutta nella misura di quanto sappiamo fare tesoro dell’errore. Evidentemente il piccolo maiale, pardon leopardo in considerazione della maglia indossata, è convinto di poter fare come gli pare. Senza contare il dibattito sull’oportunità di sbattere lo strafottente in copertina. Nell’era dell’immagine probabilmente è lo strumento più efficace per impartire la lezione che in famiglia, a scuola, all’oratorio, tra amici, non si riesce proprio ad imparare.

Sarebbe tutto più facile se oltre al senso profondo di un reale pentimento si iniziasse a parlare di meno e a dare più esempi. Sei ancora in tempo “campione”. Vai in via De Rossi e chiedi scusa alle persone alle quali hai mancato di rispetto. Se lo fai senza l’atteggiamento strafottente e senza bestemmiare, qualcuno ancora disposto a farti credito lo troverai. Iniziando da noi.