Questa gente ha tutte le fortune: uccidono un povero cristo nella squallidissima Japigia ma la stampa amica e sorella, invece di chiedere conto delle infinite promesse non mantenute, fra cui alcune decine riguardanti la qualità della vita, il livello di civismo e di sicurezza della città, accorre a raccogliere in ginocchio le lacrime istituzionali del primo cittadino. E il primo cittadino, sicuro di non aver in cambio un sonoro e sacrosanto pernacchio qualunque cosa dica (come spesso succede, del resto) si lascia andare ad una incredibile e a tratti indecorosa supercazzola strappacore: “Credetemi, in momenti come questo, vorrei poter essere un supereroe, vorrei poter catturare tutti i cattivi, eliminare queste persone indegne della nostra città, come sognavamo di fare da bambini con un pezzo di stoffa svolazzante sulle spalle”, che se l’avessimo sentita da un amico gli avremmo raccomandato scherzosamente – ma fino a un certo punto – “Uè, u frà, vedi se cambi spacciatore per piacere”.

Ma siccome la sentiamo da Antonio Decaro non possiamo correre il rischio di essere presi, a nostra volta, per amici e fratelli della comunicazione istituzionale. Gli raccomandiamo caldamente due cose.

1. Cambi immediatamente registro di comunicazione con, su e per la città. Se è roba di qualcuno che gli sfarfalla attorno nella piatta condiscendenza del mercenario e lo consiglia così male, la/lo/li prenda a calci nel sedere, sia pure metaforici e magari chieda consiglio al fruttivendolo o al parroco, che sicuramente saranno più capaci di fargli leggere e farsi leggere la città. Se è roba sua (una volta qualcuno dei mercenari di cui sopra, ad una nostra rimostranza circa un’altra defaillance comunicativa megagalattica, ci rispose prudentemente e un po’ codardamente, che faceva tutto da solo), allora si renda conto che passerà alla storia per un grande cazzaro inconsistente, se insiste.

2. La smetta di atteggiarsi a eterno Peter Pan della politica, a inossidabile naif incontaminato dalle lordure della vecchia guardia: che lui è figlio prediletto di quella vecchia guardia e come Matteo Renzi finge di rinnegare ciò che lo ha creato e lo mantiene in vita giorno per giorno. E non basta promettere che “mai più politici nelle Aziende del Comune”, se poi ci ritroveremo direttamente i garanti del sistema mediatico regionale, sui cui nomi, cognomi e soprannomi, si discute già da mesi.

La vera rivoluzione che vorremmo prevede una visione e una missione che Decaro non è in grado neppure di ipotizzare per abbozzo. La tragedia vera è che, al momento, qui e ora, non c’è nessuno che sia in grado. Ma questo non lo autorizza a crogiolarsi nel nulla etico e progettuale che sta caratterizzando la sua amministrazione. Caro il mio supereroe, levati quello straccio di dosso e fai il Sindaco, se ce la fai. Altrimenti, lascia spazio al futuro.