Nella foto in alto, potete vedere il pannello di amministrazione dei commenti del nostro sito web. È molto semplice, qualsiasi commento, prima di comparire sotto un nostro articolo, dev’essere “moderato”, ovvero, va controllato che rispetti determinate regole, e quindi approvato. Per far ciò, insieme al testo del commento, il sistema ci fornisce nome del mittente, indirizzo e-mail e indirizzo IP, Per chi non lo sapesse, l’indirizzo IP è un codice numerico che identifica una rete informatica, diciamo un po’ come il codice fiscale della vostra rete.

Perdonateci la premessa tecnica, ma comprenderete ora quanto fosse necessaria. Se guardiamo i commenti in attesa di approvazione elencati nello screenshot della nostra pagina, potrete facilmente notare un paio di circostanze davvero curiose: innanzitutto, sono tutti sotto articoli dell’inchiesta Majorana e sono stati mandati tutti e cinque nell’arco di 17 minuti (il primo alle 13.06, l’ultimo alle 13.23). Fin qui, direte voi, nulla di strano, può capitare. Continuando a guardare, notiamo che sebbene siano stati scritti da nomi diversi e con indirizzi mail diversi, un fattore li accomuna: sono stati tutti inviati dallo stesso indirizzo IP: 77.247.181.165. Di fatto sono stati tutti inviati dallo stesso posto.

Casualmente, i cinque messaggi con nomi diversi mandati dallo stesso indirizzo, sono tutti denigratori nei nostri confronti, nei confronti del nostro lavoro offensivi a livello personale. Ora, ciascuno è libero di esprimere le proprie opinioni, sia chiaro, purché, appunto, queste siano le sue. Non vorremmo che questa anomalia dei cinque messaggi con cinque nomi diversi dallo sterro indirizzo, inviati in poco più di 15 minuti, altro non fosse che un tentativo pilotato di difendere la preside Petruzzelli dalle accuse di presunti illeciti nella gestione del Majorana, mosse dagli ispettori dell’U.S.R. e riportate da noi.

Chiaramente Antonio Gaddi è libero di pensare che “chi vi informa lo fa errando, io ci leggo una persecuzione politica. Solo che noi non perseguitiamo nessuno: siamo i primi a sperare che le carte, i documenti e le conclusioni degli ispettori scolastici trovino una spiegazione.
A Rosangela, che ci comunica che: Io vi avrei già querelato e fatto chiudere il giornale internet, inventare e infangare dovrebbe essere un crimine, mi fate vergognare di essere di sinistra”, noi diciamo che querelarci è una libera scelta di chi, coinvolto nelle vicende, dovesse sentirsi leso, lo rispettiamo. Come più volte abbiamo detto e mostrato coi fatti, le carte e i documenti, noi non inventiamo niente. Solo riportiamo determinati dati empirici. Inventare e infangare è un crimine, si chiama: “diffamazione a mezzo stampa” e noi giornalisti lo conosciamo bene e ci pensiamo sempre prima di scrivere un articolo. Quanto al vergognarsi di essere di sinistra, be’, a quello proprio non sappiamo cosa rispondere, in questa inchiesta, davvero, non stiamo facendo politica.

Da Ultimo, a Mimmo, che ci dice: “Al San Paolo avevamo di buono solo la scuola Majorana, ora mi volete far credere che ci sia del marcio? Secondo me pur di far notizia, voi giornalisti di giornalini online siete pronti a vendervi vostra madre. Bò, contenti voi…uccidiamo il quartiere San Paolo bravi Personalmente, come Pasquale Amoruso, mi sento di dire: io sono nato a Carrassi, ma sono Barese e prima ancora Italiano. Non ne faccio una questione di quartiere e non voglio la testa della professoressa Petruzzelli, anche perché io non la conosco. Non ho nulla di personale nei suoi confronti. Nel momento in cui, però, entro in possesso di una serie di documenti che mi fanno seriamente sospettare che qualcuno si stia approfittando di una scuola per arricchirsi privatamente, io voglio sapere se è vero e, se è vero, voglio che chi ha abusato di un bene pubblico, paghi. L’Italia non può essere cambiata con i post su Facebook. Vi svelo un segreto, le foto: “I CORROTTI TUTTI A CASA. Se sei d’accordo, condividi” non manderanno a casa proprio nessuno. La cittadinanza attiva invece sì.

Io non voglio infangare proprio nessuno e non voglio far credere niente a nessuno. Ciascuno è libero di credere in ciò che vuole. Contro il quartiere San Paolo non ho proprio niente, anzi, le tante battaglie condotte per migliorarlo, semmai, dimostrano il contrario e non stiamo qui a denunciare presunti illeciti col fine ultimo di gettare fango su un quartiere (quale sarebbe la logica di farlo, poi?).

Della mia vita sono sicuro di due cose. La prima: mia mamma non è in vendita. La seconda: se qualcuno mi dice che casa mia puzza, prima di dargli del bugiardo, caccio il naso all’aria e annuso le stanze.