La storia assurda del teatro Kursaal Santalucia di Bari potrebbe avere un finale diverso da quello che qualche genio del male aveva pensato fin dall’inizio. Domani (martedì 6 ottobre), presso il Consiglio di Stato è fissata l’udienza di discussione che potrebbe stravolgere completamente la vicenda (la società Fabris della Famiglia Buompastore contro la Regione Puglia).

Vicenda ancora oscura dal punto di vista politico e giudiziario. Il teatro, costruito nel 1927 e chiuso nel 2011, è sempre stato molto appetibile, tanto da essere svenduto all’asta per 2 milioni di euro a una società milanese costituita un “attimo” prima di presentare l’offerta. Non solo. Sul teatro la Regione Puglia ha allungato la sua mano, con un diritto di prelazione che ha fatto molto discutere. Si è arrivati persino allo smembramento del bene, che non è solo un palazzone costruito in una posizione invidiabile del capoluogo pugliese, tra le centralissime via Cognetti, largo Adua e largo Giordano Bruno, di fronte al lungomare Nazario Sauro, ma un immobile dall’elevato valore culturale.

In sostanza, per fare un esempio, si è venduta una parte del teatro che non include il foyer. Evidentemente per qualcuno due parti non indivisibili. È come – a voler fare un esempio – se di una chiesa fossero vendute separatamente la navata centrale, quella sinistra e il campanile. Negli anni 70, il cinema aperto nel 1955 chiuse. L’immobile fu acquistato nel 1980, al prezzo di circa 700 milioni di lire, dalla società barese Fabris di Antonio Buompastore. Nel 1984, poi, il Kursaal venne dichiarato edificio di notevole interesse storico dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Puglia e come tale sottoposto a vincolo di tutela e valorizzazione da parte della Regione.

A quel punto la società, passata alla figlia del fondatore dopo la scomparsa di quest’ultimo, provvide all’opera di ampliamento e restauro, non prima del via libera della Soprintendenza e con l’obbligo di rispettarne l’originale impianto artistico e architettonico. Poi la costruzione delle scale antincendio e la situazione precipitò. Siamo al 1991, quando vennero realizzate due scale antincendio laterali a sbalzo, in ferro e amovibili. Costruzione autorizzata con la clausola “salvo il diritto dei terzi”.

È proprio a questa clausola che si sono appellati i residenti del palazzo vicino. Sentendosi minacciati dalla presenza delle scale, i residenti dell’immobile intentarono una causa andata avanti dal 1991 al 2009. Nonostante tutto, nel 2008 iniziò una collaborazione tra pubblico e privato. Sul palcoscenico, in occasione del Bif&st salirono anche rappresentanti delle istituzioni locali e regionali. Si andò avanti fino al 31 gennaio 2011, il giorno fatidico in cui il teatro fu messo a ferro e fuoco per la demolizione delle scale. Poliziotti in tenuta anti sommossa, assicurarono lo smantellamento. Un dipendente fu persino fermato. A dare l’ordine fu il Prefetto di Bari non l’ufficiale giudiziario. La storia è complicata e potrebbe arricchirsi di un altro importante tassello in queste ore. Restiamo alla finestra.