Dell’incidente avvenuto tre anni fa ad un autobus dell’Amtab, quello che perse la ruota posteriore sinistra in via Orabona – se non ricordo male sulla linea 21 – ne abbiamo parlato a lungo e in diverse occasioni. Era il 2012. Più volte abbiamo detto e continuiamo a dire che una ruota non può staccarsi da sola. Il “vecchio” caso è tornato d’attualità qualche settimana fa, quando per primi abbiamo raccontato di come un altro rottame del trasporto pubblico barese perse una ruota metre rientrava in officina, in via De Blasio. Anche in quella circostanza nessuno immaginò potesse essersi trattato di una casualità. Il sindaco Decaro tuonò e si precipitò in Procura, per depositare una sacrosanta denuncia.

In queste ore circolano alcune indiscrezioni, in realtà note da sempre, almeno dal giorno in cui il docente del Politecnico incaricato di stabilire cosa fosse successo nel 2012, sentenziò che gli pneumatici non si staccano da soli. L’ex presidente dell’Amtab, Antonio Di Matteo, confermò il risultato di quella relazione commentando un mio post su Facebook. Scrisse anche che dopo il clamore iniziale, avendo lasciato il timone dell’azienda, non seppe più nulla.

Due episodi gravissimi, perché si tratta di un attentato deliberato all’incolumità pubblica, indipendentemente dal movente del gesto. Appalti, affidamenti, allegre fatture, assunzioni e concorsi. I motivi per cui qualcuno avrebbe una ragione per mettere in cattiva luce l’azienda, o magari per “farla pagare” a agli ex amici pormai con le mani legate sono tante.

In questo articolo avevamo anche pubblicato la sconcertante relazione del Ministero, quella che chiariva il contesto in cui volò via dal bus la prima ruota. E non solo quello. La relazione era del 29 novembre 2013. Qualcuno ce l’avrebbe a morte con l’Amtab, al punto da mettere a repentaglio la vita degli autisti e dei passeggeri manomettendo le ruote. Fin qui le ruote volanti. Ma tutto il resto? Tutte le decine e decine di incidenti e avarie accadute in questi due anni agli autobus dell’Amtab sono stati la conseguenza di un sabotaggio? Gli incendi nel vano motore, i tubi dei compressori saltati, i problemi ai freni, i pezzi di carrozzeria persi per strada? Nessuno può dirlo.

Sarebbe il caso che la Procura allargasse le indagini, che si mettessero sotto torchio dipendenti e dirigenti, che si mettessero telecamere dappertutto. Magari è stato pure fatto, ma non è stato reso noto. Sono passati anni dal verbale del docente del Politecnico e dalla relazione del Ministero. Una cosa, però, vorremmo dirla. Sulle strade di Bari continuano a circolare mezzi che, sempre a leggere documenti ufficiali, sarebbero dovuti essere ormai da un pezzo nel deposito di uno sfascia carrozze. Dal nostro punto di vista anche questo è un attentato all’incolumità pubblica, pur senza la mano di qualche criminale che manomette bulloni, spezza fili o allenta viti.