Presidente Rocca, l’applauso più grande, anche più di quelli a comando che ha ricevuto ieri, glielo facciamo noi. Per l’ennesima volta è stato formidabile nell’evitare il confronto, pur avendocelo assicurato qualche mese fa attraverso il suo portavoce. Nel modo peggiore si è fatto scudo dei volontari per garantirsi la fuga. Le abbiamo consentito di farcela sotto il naso solo perché abbiamo troppo rispetto per la Croce Rossa, per ciò che rappresenta indipendentemente da lei e per i volontari che buttano tutti i giorni sangue e sudore affinché lei possa impettirsi orgoglioso. Noi alla Croce Rossa vogliamo bene, a differenza di quanto vuole far credere a chi ancora le dà credito.

Non abbiamo voluto interrompere il suo stucchevole e patetico discorso, nemmeno quando ci ha insultato davanti alle autorità intervenute. Tutto senza contraddittorio. Avremmo potuto farle un trappolone all’Hotel Svevo, dove è arrivato alla chetichella sabato sera, senza ritenere di dover avvisare la vicepresidente Letta, tanto convinta della sua assenza da essere costretta a dire di parlare anche a nome suo per gli impegni istituzionali che la costringevano a declinare l’invito. Il chiaro segnale della spaccatura interna. Lo stesso hotel in cui lei ed altri esponenti della Croce Rossa avete alloggiato e mangiato a spese dei contribuenti, anche di chi è contrario a questa abominevole privatizzazione.

Avremmo potuto fare un blitz all’interno dell’aula dell’Università Lum in cui vi siete dati appuntamento per il sesto raduno regionale della Croce Rossa della Puglia. Avremmo potuto farlo nonostante i teli militari e le guardie messi ai finestroni lasciati aperti per il gran caldo, quelle da dove è entrato; nonostante le decine di volontari messi alle quattro uscite con l’ordine perentorio di non consentire solo a noi l’accesso. Abbiamo verificato con alcuni colleghi liberi di muoversi all’interno del raduno che, al contrario di quanto c’è stato detto, non era necessario accreditarsi.

Ci ha chiamati quotidianetto da due soldi, che campa sulle spalle delle visualizzazioni fatte con i pezzi sulla Croce Rossa. Non prendiamo soldi per i click. A dirla tutta qualche spicciolo arriva, ma non campiamo di quello. Rispetto alle 400mila visualizzazioni uniche di media mensile del nostro giornale, la Croce Rossa rappresenta circa il 3%. Per la rogna che rappresenta ne faremmo a meno, ma abbiamo deciso di provare a fare chiarezza. Non escluda a priori il fatto che potremmo esserne capaci. Cerchiamo solo di raccontare le storture e il clima di terrore che ha instaurato. Ha buttato fuori dalla Croce Rossa tanta brava gente pur di continuare a commissariare in vista delle prossime elezioni, l’anticamera del suo addio all’ente a causa della palese incompatibilità con la carica all’IDI.

Da un presidente come lei, incapace di un confronto, cosa avremmo potuto aspettarci? Il nostro rammarico più grande è vedere che tutti i volontari, le crocerossine, i dipendenti, le autorità, i simpatizzanti, gli ospiti della Croce Rossa della Puglia – al netto degli impegni personali – siano riusciti a entrare in una sala da poche decine di posti e non in un campo sportivo. Dov’è finito l’entusiasmo del passato? Per temerci fino a questo punto vuol dire che non siamo un giornaletto da due soldi come continua a ricordare ad ogni suo intervento pubblico oppure sulla sua pagina Facebook. Non capiamo la sua ossessione nei nostri confronti, come quella per chiunque la contraddica, spesso a ragione e con le carte.

Ci ha menzionato in un discorso in cui subito dopo ha annunciato alla platea che il 30 settembre parlerà alle Nazioni Unite per la prima volta nella storia italiana dell’ente. Siamo davvero così temibili? Forse perché pubblichiamo i documenti e sveliamo gli omissis. Al contrario, in quello stesso discroso, ha osannato Ilaria Decimo. Anche da lei sembra essere ossessionato. Perché non ci spiega il silenzio sulla gestione del Comitato barese in quei folli quattro mesi, da novembre 2014 a marzo 2015, in cui alla guida c’era proprio la Decimo? Che fine hanno fatto le segnalazioni arrivate dalla Puglia? Ha permesso che al raduno fosse presente il colonnello Giovanni Rocchi nonostante la bufera sui suoi rimborsi e la presunta distrazione di soldi destinati ad altro. Sarebbe stato opportuno sospendere anche lui, come per esempio ha fatto con il presidente della Sardegna Francesco Gallistru, in attesa di chiarire definitivamente la sua posizione. Presidente, dell’aggressione di Rocchi nei nostri confronti e del suo strano legame con una volontaria di 23 anni del comitato barese ce ne occuperemo separatamente.

La dica tutta la verità. Ieri ha preso rinoscimenti e strette di mano da chi, sentiti all’esterno della sala, non sapeva neppure che la Croce Rossa è al centro di una bufera per le tante ombre della privatizzazione in corso, contro la quale è prevista l’ennesima protesta il 28 settembre. Forse non sapeva neppure che la Croce Rossa è stata privatizzata con le bende agli occhi. Punizioni, sospensioni e insulti non sono la via di fuga, ma un facile nascondiglio da stanare. Prima o poi dovrà rispondere alle nostre domande, anche a quelle più scomode che riguardano le scelte più discutibili della sua gestione, ma anche ad alcuni quesiti di natura personale.

C’è solo una cosa più grave rispetto allo svuotamento dell’ente in corso. Il fatto che la politica e le istituzioni a tutti i livelli non stiano muovendo un dito, difendendo un decreto che nessuno si è preso la briga di leggere. Certo, qualcuno sciopera, qualcun altro dichiara. Poi, però, finisce tutto lì. Le risposte non le deve al giornaletto da due soldi, ma a chi soffre dopo aver dato l’anima per la divisa che in molti casi si è dovuto pagare da solo, mentre spendete decine di migliaia di euro in comunicazione e in simposi in cui potete auto celebrarvi. Questa non è la Croce Rossa.