C’è chi toglie in fretta e furia qualche post azzardato dal suo profilo Facebook per paura di essere tirato in ballo e chi, invece, non esita un solo istante a gridare la propria voglia di verità e giustizia. Il verdetto osceno contro la dottoressa Francesca Mangiatordi e la posizione del dottor Francesco Papappicco nell’ambito di una procedura non ben chiara”, come detto dallo stesso direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, sta tirando fuori quanto di meglio e di peggio un uomo possa fare.

I due medici non indietreggiano, sostenuti anche da migliaia di persone: colleghi, sindacalisti e pazienti. Per la verità ancora pochi rispetto a quelli che a nostro avviso dovrebbero fare propria la battaglia per una sanità senza compromessi avviata dai due camici bianchi. Domani (martedì 22 settembre), in occasione della seduta del Consiglio Regionale, Papappicco e Mangiatordi porteranno le proprie catene in via Capruzzi. Siamo curiosi di vedere quanti consiglieri regionali solidarizzeranno con loro, quanti prometteranno a parole un intervento e quanti, invece, scenderanno in campo in maniera concreta. Siamo curiosi di constatare la voglia di approfondire la vicenda del presidente della Regione, Michele Emiliano.

Non avrebbero voluto, ma dopo le promesse mancate, i tranelli e soprattutto la censura per aver detto la verità, Papappicco e Mangiatordi si rivolgeranno ai giudici, seguiti dai sindacati di riferimento e da avvocati di fiducia. I fascicoli sono pronti, con doumenti e registrazioni da far accapponare la pelle a chiunque, anche a chi adesso guarda dall’alto e con una certa indifferenza alla loro storia. Molto probabilmente i medici maldestramente censurati chiederanno un risarcimento danni cospicuo per ciò che da un mese e mezzo stanno patendo. Siamo certi ne avrebbero fatto volentieri a meno, così come siamo certi che un eventuale ristoro sarà impiegato non per abboffare le proprie tasche, ma per rendere migliore un pezzettino della sanità per cui si battono.

Lo abbiamo scritto più volte. Il verdetto della Asl nei confronti della dottoressa Mangiatordi, è per mille motivi osceno. Intanto perché parte da una parola d’onore rinnegata, probabilmente un discutibile tentativo di nascondere dietro i garbugli di un antistrategico proceduralismo aziendale, il grottesco complotto con una specifica regia. Osceno perché frutto di un castello accusatorio di cartone, che ha generato due procedimenti insussistenti, irregolari, sbagliati e strumentali. Osceno perché istruito da funzionari discutibili per i loro stessi comportamenti, obbedienti ai diktat bulgari di chi ha avuto interesse a coprire la polvere sotto il tappeto.

La vicenda è stata ormai completamente sviscerata e smontata pezzo per pezzo dai due medici-sindacalisti. Papappicco e Mangiatordi sono andati avanti tra proteste plateali e incontri in direzione generale. In questa tristissima storia sono stati palesemente calpestati i più elementari diritti costituzionali di libertà di opinione, tutela e sicurezza negli ambienti di lavoro, oltre che di azione sindacale. Una ragion di Stato a gestione privatistica contro lo stato di diritto. A dare forza alla nostra posizione ci sono le dimissioni del direttore del 118 e del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, Antonio Dibello; il conflitto di interessi del presidente della Commissione Disciplinare UDP, Antonio Delvino, denunciata dall’USPPI; la violazione della privacy della responsabile del procedimento di Papappicco. Senza dimenticare i profili Facebook falsi, come quello di Pasquale Telanzacco, ormai sparito dalla scena.

Come se le ridicole difese d’ufficio e le offese possano cancellarsi con un colpo di spugna. Maldestri tentativi di screditamento dei due medici e di questa testata a sostegno di chi è ormai indifendibile. Fake oggetto di indagine della Polizia Postale per accertarne identità e responsabilità penali e ancora scabrose telefonate, sodalizi, connivenze, registrazioni vergognose. Un solo verdetto: la censura.

Mettete tutti mano alla tasca, perché avendo letto a fondo le carte, perderemo tutti nel caso i due medici non dovessero desistere dalla volontà di rivolgersi alla magistratura. La Politica colpevolmente continua a tacere, la sfiducia dei cittadini e degli operatori sanitari aumenta. Un primo esempio lo si avrà domani, davanti al Palazzo del Consiglio Regionale, in via Capruzzi. Ci saremo anche noi, come sempre, al fianco di quanti hanno subito un torto palese pur di nascondere la verità dei fatti.