Le prime delle sedici ambulanze nuove, quelle acquistate per poco più di un milione e 115mila euro da una ditta di Catania, sono parcheggiate fuori dalla sede del coordinamento del 118 barese, all’ospedale Fallacara di Triggiano. «Le hanno allestite come quelle del 118», dice chi le ha viste. Sono sistemate dove ci sono anche le 13 automediche abbandonate da due anni, costate alle casse pubbliche 300mila euro. Nei prossimi giorni saranno consegnate anche tutte le altre ambulanze. Dopo il clamore sollevato dalla questione delle ambulanze scassate dell’Ospedale della Murgia e delle postazioni del 118 di Santeramo, Altamura e Gravina, è molto probabile che i primi mezzi vadano a finire proprio sulla Murgia. Il coordinatore del 118 barese e direttore del pronto soccorso dell’oespadale Perinei, Antonio Dibello, è sotto schiaffo. Al prossimo incidente non ci saranno alibi, nemmeno sulla scelta di sostituire le ambulanze in avaria, per esempio ad Altamura, con quelle della Sercorato.

Chissà cosa succederà per l’assegnazione delle sette postazioni aziendali, assegnate dal primo maggio ad altrettante associazioni di volontariato, ma non ancora operative. In attesa di partire, con largo ritardo rispetto alla delibera firmata dal direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, le associaizoni hanno diffidato la Asl, chiedendo il pagamento di circa 400mila euro. I soldi dovuti finora, seppure le ambulanze private siano rimaste ferme ai box.

In mattinata, mentre ascoltavamo le ragioni di Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi, i medici incatenati ai cancelli della Asl, abbiamo intercettato il coordinatore del 118 barese, Antonio Dibello. Abbiamo cercato di porgli qualche domanda sul perché si sia arrivati a tanto; sul perché si debba finire sotto procedimento disciplinare soprattutto per le denunce relative a un sistema che fa acqua; sul perché si debba rischiare di morire andando a bordo delle ambulanze-rottame del 118 e dell’ospedale di cui dirige il pronto soccorso.

«Parlo solo con i giornalisti», ci ha detto denigrando con il sorrisetto sarcastico di chi risponderà «nelle sedi opportune con documenti alla mano». Lo stavamo importunando, ha detto, perché abbiamo tentato in tutti i modi di sapere se questa situazione sia normale. Non è mai colpa di nessuno. Io, dottor Dibello, sono un giornalista, m lei, però, non ha ancora deciso se coordinare il 118 o il pronto soccorso della Murgia. La gente, gli operatori, i pazienti, hanno necessità di una guida a tempo pieno, non di una sua presenza a singhiozzo.

Peccato non abbia chiamato la forza pubblica – come minacciato – per impedire a quel non giornalista di avere notizie e le risposte alle tante domande fatte finora. A chiunque fosse venuto avremmo chiesto di far emergere i nomi dei responsabili di quanto abbiamo documentato con i documenti e le immagini. La verità. Noi non molliamo, con o senza i suoi sorrisini sarcastici o le sue mancate risposte.