C’è voluto l’incendio di un autobus con i passeggeri a bordo per far venire allo scoperto come i cazzavoni (lumache) dopo un temporale, il sindaco, l’opposizione, i conservartori e privatizzatori a prescindere. D’un tratto il fuoco della polemica s’è spostato da quei nulla facenti, fannulloni e perditempo di autisti, sullo stato dei rottami arancioni con gli pneumatici da Formula 1.

Il corrimano in testa a un passeggero? Che vuoi che sia. Una pesantissima griglia posteriore che si stacca dall’autobus in corsa e rischia di colpire un pedone, un motociclista o un’auto? Menomale com’è andata, ma andiamo avanti, sempre che riparta. Il bambino colpito da un vetro esploso per le eccessive vibrazioni? Con tutti i posti che c’erano proprio lì si doveva andare a sedere? L’autista sparato a un occhio da un idiota di 15 anni, quelli picchiati, quello trascinato fuori dal bus e preso a calci? Poverini, ma tanto non sono morti. I mezzi da rottamare già nel 2008 ancora in servizio per il trasporto degli studenti? Se hanno passato la revisione vuol dire che possono circolare. Oppure che qualcuno chiude tutti e due gli occhi. La visita programmata per il rinnovo della certificazione di qualità ISO 9001? Una formalità se si può decidere ciò che si vuole o non vuole far controllare. I benefit al direttore generale? Ma quello è giusto che li prenda, deve governare due aziende mica una sola. Gli autobus in cui piove dentro oppure tenuti insieme con corde e nastro adesivo? Si sono rotti stamattina. L’inutile sondaggio da 45mila euro per sapere dai baresi che ne pensano dell’Amtab? Una chiavica, che altro vuoi che dicano, però è fondamentale per mettere in piedi le strategie di rilancio. E tutte le linee che non passeranno mai? Inutili. Le fermate pericolose? Non è mai morto nessuno. I venti, anche trenta autisti che si girano i pollici in azienda perché non hanno un mezzo da guidare? Colpa loro, mica delle condizioni pietose dei rottami che circolano senza che nessuno abbia il coraggio di fermarli una volta per tutte. L’esposto in Procura di 300 dipendenti? Folli.

Nella settimana in cui siamo stati offline ci sono arrivate una dozzina di segnalazioni. Il 15 giugno un autobus in panne è fermo in tangenziale, direzione nord all’altezza di Santa Caterina, tra l’altro non in sicurezza. Il 16 giugno, alle 11.23 (la precisione è d’obbligo) in stazione c’è un caldo infernale, il numero 3 è pieno zeppo ma partirà un quarto d’ora dopo l’orario previsto. Ritardi e gasteme (bestemmie) si accumulano. Sempre nella stessa giornata va in panne anche la vettura 9003. Il 16 giugno, evidentemente sotto congiuntura astrale negativa, su viale della Repubblica si blocca anche la navetta del Park & Ride di Largo 2 Giugno. Quindici minuti a terra, qualche tentativo di rianimazione e si riparte con un assurdo rumore che arriva dal pianale. Intanto al povero Cristo salta la visita medica. Il 17 giugno, tocca alla vettura 3071, il numero 2. Sono le tre del pomeriggio. Quarantacinque minuti d’attesa sempre in piazza Moro, ma questa volta diluvia. L’autobus, arrivato poco prima dell’ex Hotel delle Nazioni, si scassa. Piove anche all’interno. Un rumore di vapore sotto pressione manda in panico i passeggeri. L’autista fa dieci tentativi poi, un collega che era a bordo riesce a sistemare le cose in qualche modo e si riparte.

State tranquilli, però. Dopo l’incendio è stato chiesto di accelerare la messa su strada di 12 nuovi mezzi per i primi di settembre. Nearriverà anche uno da 18 metri. I motori di 28 autobus saranno oggetto di manutenzione strordinaria, fino alle strategie per il futuro, non si sa se prossimo o remoto, per l’acquisto di 50 nuovi pullman. Fino a quel momento licenziare gli autisti fannulloni, anche quando in cuor tuo sai di aver perso in partenza, far trapelare numeri non veri sulle assenze di giornata, è un buon parafulmine. La puzza di bruciato dopo l’incendio sul 12 di venerdì scorso è ancora tanta. Ve lo diciamo ormai da tempo, se vi impegnate seriamente, qualcuno riuscirete ad ammazzarlo e potremo finalmente balzare agli onori delle cronache nazionali. Intanto cerchiamo di non aizzare gli utenti contro le persone sbagliate, può essere pericoloso per tutti.

Per favorire la discussione pubblichiamo due contributi. Si tratta di ciò che hanno scritto Giuseppe Traversa, un dipendente dell’Amtab e Valeria Cinquepalmi, una utente.

L’UTENTE – Caro Sindaco Antonio Decaro, quello che è successo questa mattina (venerdì) sul lungomare è disumano. Da sua concittadina e compaesana, mi pento amaramente di averla votata e sostenuta nel tempo. Io sono stanca di svegliarmi la mattina alle 6. Io sono stanca di svegliarmi così presto perchè il 12 o il 12/ impiegano 40 minuti per fare una tratta di 15 km Torre a Mare- Bari. Io sono stanca di dover raggiungere il Campus Universitario a piedi perché in questa città, evidentemente non a misura di studente, non ci sono navette che collegano la stazione con via Orabona in tempi decenti. Io sono stanca di dover fare a gara la mattina con i miei colleghi per prendere il posto in sala lettura. Io sono stanca dei continui disservizi che la mia città offre. Io non l’ho votata perché le condizioni di Bari peggiorassero, io l’ho votata affinché ci fosse un cambiamento positivo. Stamattina il 12 ha letteralmente preso fuoco sul lungomare. Stamattina la mia vita e quella di altre persone è stata messa a repentaglio e lei e i suoi colleghi dovete vergognarvi di questo. Avete avuto centinaia di avvisi circa le pessime condizioni dell’Amtab, e quale è stato il risultato? Nessuno!
Stamattina mi sono svegliata alle 6, ho preso l’autobus delle 7.20 ,il quale alle 7.40 si è spento. Sono venuti i pompieri ma nessuna vettura di sostituzione. Da Torre Quetta, con zaino sulle spalle con pc, libri e quant’altro, ho camminato sino a Pane e Pomodoro. Preso la navetta B, la navetta C e dopo un altro tratto a piedi alle 08.55 sono arrivata al dipartimento di Fisica. Io, a 22 anni, mi vergogno e provo schifo nei confronti di queste condizioni nelle quali sono costretta a vivere ogni giorno.
Faccia qualcosa o si dimetta!

IL DIPENDENTESono un dipendente Amtab e vorrei dire la mia su questa brutta faccenda (le minacce anonime in un gruppo Facebook a una giornalista da alcuni autisti). È evidente che rispetto alla stoltezza delle frasi scritte e alla foto della giornalista pubblicata, sono certo, ogni persona di buon senso non possa che prendere le distanze, dissociarsi e indignarsi. Le persone di buon senso all’Amtab rappresentano la stragrandissima maggioranza e a nome di tutta la gente di buon senso dell’Amtab sento il dovere di scusarmi nei confronti di Samantha Dell’Edera per le frasi che sono state scritte da alcuni di quel gruppo chiuso e segreto ormai cancellato. Rimane, però, il rammarico di essere stati ingiustamente attaccati da quell’articolo che ha riportato false informazioni sul numero di assenti il giorno 6 giugno scorso, che ha contribuito ad aumentare il livore degli utenti nei confronti dei lavoratori. Informazioni che sono state smentite seccamente dallo stesso presidente dell’Amtab, Nicola Marzulli, che ha parlato di accanimento nei confronti dei lavoratori. Per cui non condivido la strenua difesa della signora Dell’Edera dei numeri (40) ricevuti da chissà chi, quando la smentita arriva dal maggior rappresentante dell’azienda che, invece, parla di circa 10 assenze. I lavoratori dell’Amtab vogliono rispetto sia nel bene che nel male, si può scrivere quello che si vuole ma che risponda a verità. È l’invito che personalmente rivolgo a tutti, lavoratori, azienda, organi di stampa e televisione. Abbassiamo i toni e rispettiamoci.