Ce le diciamo due cose nei denti? Il vero simbolo della Sagra di San Nicola non sono le bottiglie di birra, la Caravella, la sacra manna, le luminarie o il panino con gli involtini. Nemmeno le polemiche post Corteo: mi piace, non mi piace, era meglio prima, volevo le transenne. Gli sbandieratori no, che c’entrano i musulmani?

La copertina di questi tre giorni arroganti, strafottenti e criminali, se l’è aggiudicata un bambino di quattro anni sul lungomare venerdì pomeriggio, intorno alle 16. Passeggiavo con la mia famiglia e mio figlio, che di anni ne ha due. Con la pistola giocattolo incastrata tra la pancia e i pantaloncini, a torso nudo, con l’orecchino a sinistra perché se lo metti a destra sei ancora ricchione, rivolgendosi alla mamma pronta a friggere sgagliozze e mosche, davanti a una pattuglia di Vigili Urbani, il bimbo ha detto: “Te piace? Come a chedde de papà”. Non abbiamo nessun dubbio sul fatto che il ferro del genitore galantuomo possa essere pronto a fare fuoco.

Quado ci penso ancora inorridisco, forse più di quando ho sentito della manciata di frigoriferi, sedie e tavonili sequestrati nottetempo il giorno prima, con tanto di foto e petti in fuori. Durante i tre giorni, senza fottersene della presenza di Vigili Urbani, Polizia e Carabinieri, un losco individuo, quello che evidentemente decideva dove farti sistemare per vendere abusivamente la mercanzia, faceva su è giù per chiedere a chiunque un aiuto per la famiglia criminale che gli aveva concesso di piazzarsi. Vuoi mettere un tavolino sotto il Fortino?

Tutto in soffitta, anche le risse per il controllo del territorio o gli accertamenti da “la sai l’ultima?” durante il paese dei balocchi. Sì, perché diciamolo senza prenderci troppo per i fondelli, ciò che la sagra è: una zona franca per delinquere sotto l’alto patrocinio biennale delle Frecce Tricolori. Abusivi sono pure i traghettatori che portano i pellegrini fino alla statua del Santo a 5 euro a passaggio, aiutati a imbarcare dagli uomini della Guardia Costiera; abusivi sono i venditori di zucchero filato, pop corn, pannocchie, cover di cellulari, panini e bibite.

E allora largo alla danza del vigile e dell’abusivo ballerino. Sapete come si balla? Il vigile si avvicina all’abusivo che ha davanti la bacinella piena di ghiaccio, coca e birra sul lato sinistro della strada. Quest’ultimo, prendendo l’agente alla cogliona si sposta sulla destra; quello che stava sulla destra va di fronte, al posto di quello che poco prima si è mosso di 50 metri. Uno spettacolo inverecondo se si pensa a tutti gli appelli alla civiltà lanciati a profusione in questi mesi. Il problema è la cape.

Facciamo la stessa proposta di un anno fa. Considerando che ci piace assai fare come cacchio vogliamo nel nome di San Nicola, arrendiamoci una volta per tutte alla volontà dei baresi ai quali è stato concesso di prendere il sopravvento da quei baresi che pensano di essere radical chic quando si comportano come i vastasi. Facciamo una bella ordinanza in cui viene finalmente messo nero su bianco che ognuno può, senza sè e senza ma, dare sfogo alle proprie frustrazioni, alla voglia di rutti e trasgressione. Facciamo che tra la mercanzia, per esempio, possano esserci anche le prostitute. Non quelle costrette, ovviamente. Forse non è una buona idea. Non siamo ancora così maturi da poter arrivare a tanto.

Le scene da far west diventano improvvisamente quelle di una commedia all’italiana, condida con la solita e un po’ stantìa salsa barese all’ipocrisia e al perbenismo. Per nascondere al mondo che la nostra è una sagra come qualunque altra, tiriamo in mezzo analisi sociologiche, antropologiche e storiografiche su ciò che San Nicola rappresenta per Bari. Probabilmente questi tre giorni sono solo la punizione eterna del Santo Patrono per aver subito il furto delle sue ossa. Forza Bari e viva San Nicola.