La prima volta che ho messo piede sul calpo dell’Alisei, per molto tempo l’unica cosa verde su cui si potesse giocare a calcetto, avevo cinque anni. A tirare i primi calci erano i mister De Giglio e Giordano. Ho sempre abitato alle spalle della struttura sportiva. Mia madre ci abita ancora. Per la verità, il colore del manto era grigio quando mi sono sbucciato il primo ginocchio e a prendere le prenotazioni era il signor Marsala, poi Pino Ninni e Mauro Zotti. Il colore grigio era quello del cemento consumato dal sole e dalla pioggia sotto cui abbiamo giocato migliaia e migliaia di volte, persino il 15 agosto, il giorno di Capodanno o a Natale.

Una corsa a casa di Vito Azzone, Nicola Tricarico, Giusepe Cervelli, Massimo D’Abbicco, Lello Garofalo, Giuseppe Stancarone, Giuseppe Iosca, Nicola Alberga, Italo Curci, Sebastiano Panebianco, Nicola Sradaro, Francesco Savino, Gabrile Pazienza, Mimmo Ameruoso, Norman Manna, Paolo Chieco, Vincenzo Patruno. Tutti ragazzi di Palo del Colle per i quali l’Alisei è molto più di un posto in cui si è trascorso gran parte dell’infanzia. Quanto sono lontani quei tempi. La maggior parte di quei ragazzi sono padri di famiglia, uomini ai quali, a causa della mancanza di coraggio e lungimiranza delle Amministrazioni comunali che si sono succedute a Palazzo San Domenico, è stata tolta la possibilità di far rivivere ai propri figli un pezzetto di quei giorni polverosi andati via per sempre.

Persino il sindaco di Palo, Domenico Conte, ha giocato e arbitrto su quel campo. Chissà quante volte. Punto di riferimento, ritrovo, unico luogo alternativo alla strada per fare sport, potendo immaginare dalla notte prima di mettere una palla all’icrocio dei pali di una porta vera, come aveva fatto qualche ora prima il campione di turno nella finale di Coppa Intercontinenttale, visibile in chiaro alle 4 del mattino. Un gollazzo fatto tirando il tiro della domenica sotto gli occhi dell’abitro, amico di comitiva e della fidanzatina venuta a fare il tifo al di là della rete ben sistemata. Magari al torneo della Parrocchia o della Fratres. In fondo ho inziato a fare il giornalista scrivendo su un quadernetto le cronache e le pagelle delle partite fra amici su quel campo. Non lo avrei cambiato con nessun altro al mondo. Erano i tempi in cui nasceva l’evoluzione dell’erba sintetica vecchio stile.

L’Alisei, quel luogo mitico per intere generazioni di palesi è in completo stato di abbandono. Per chi lo ha frequentato le fotografie che alleghiamo sono una pugnalata al cuore. Un oltraggio, soprattutto oggi, momento storico in cui non esistono più punti di riferimento e i luoghi di aggregazione sono sempre meno. Lavandini scassati, niente acqua calda e luce. Muffa, il manto devastato, la recinzione pericolante. E va sempre peggio.

Fino a qualche anno fa emigravi sui campetti di tutta la provincia perché quello dell’Alisei era perennemente prenotato. Ognuno aveva la sua ora e il suo giorno. Oggi si emigra perché sul quel rettangolo sabbioso fino a rischiare di finire inospedale, non si può più giocare. Incuria e assenza di manutenzione in tutta la struttura, che prevede anche un campo da tennis scoperto, un capannone dove si fanno corsi di ballo e palestra, oltre a due tenso strutture, una delle quali ormai squarciata.

Il DreamTeam, la squadra di calcio a 5 del paese, le altre associazioni sportive, ieri hanno chiesto un intervento deciso nell’ultimo Consiglio Comunale, ritardando di un’ora la seduta. Hanno rivendicato il diritto allo sport esponendo cartelli e alazando la voce. Ormai sembra evidente che non ci siano alternative. L’Alisei deve essere affidata ai privati per più anni. Pare ci siano già persone interessate. Un modo per consetire agli investitori di rientrare delle centinaia di migliaia di euro necessarie per restituire ai palesi ciò che è stato lasciato colpevolmente deperire.

L’Alisei non può più restare il sogno portao via da quel vento che ha soffiato a lungo in maniera costante e in direzione regolare. Tanti altri bambini devono poter immaginare di calciare quella palla sotto l’incrocio dei pali di una porta vera, non solo giocando a Pes 2015.