Come sua prassi Francesco Rocca commenta i nostri articoli sulla sua pagina Facebook evitando accuratamente di scrivere il nome del giornale e il mio personale. La risposta del presidente della Croce Rossa all’intervista del senatore di Area Popolare Aldo Di Biagio, è stata ancora una volta superficiale e molto poco argomentata. In alcuni tratti patetica e demagogica. Al contrario di ciò che scrive, presidente, siamo certi che Dunant in questo momento si stia rivoltando nella tomba.

Adesso insorgerà, lo sappiamo, ma sarebbe bello se spiegasse agli italiani e ai membri del Governo – a quelli che non l’hanno voluta alla guida dell’ente – come può nascondersi dietro i volontari e il volontariato, attività alla quale lei non è particolarmente avvezzo. In nessuno dei nostri pezzi abbiamo mai messo in discussione l’eccezionale lavoro svolto da chi indossa con orgoglio, fierezza e dedizione la divisa dell’ente che rappresenta.

Ci piacerebbe sapere, a parte gli incarichi che prima Storace, poi Alemanno le hanno assegnato fuori e dentro la Croce Rossa, qual è stato il suo contributo da volontario alla causa. Ci piacerebbe sapere cosa c’entra lei con chi va sulle coste ad assistere i profughi o a scavare tra le macerie di un terremoto, con chi pur di stare in prima linea prende permessi e ferie dal lavoro. Ferie e permessi che non potrà più prendere durante l’anno. Cosa c’entra lei con chi non riesce a spiegare a mogli, figli e mariti perché in realtà ha sposato completamente i valori dell’ente? Che c’entra con questo mondo meraviglioso e gratuito un ex dirigente chiamato dalla politica al Comune di Roma, senza doversi mai sottoporre a un concorso?

Le fotografie che la ritraggono insieme a bambini di mezzo mondo, in pose caritatevoli da buon vice presidente internazionale della Federazione; gli scatti che la immortalano insieme a presidenti e uomini influenti, non fanno di lei un volontario. Fossi un volontario della Croce Rossa sarei stufo di essere usato  come scudo tutte le volte che qualcuno la tira in ballo per cose sgradite. A differenza di tanta gente io non devo mandare giù la sua auto blu con autista, la sua beneficienza planetaria con i soldi pubblici, mentre mette in vendita le sedi, commissaria i comitati in vista delle prossime elezioni e annuncia querele a chiunque la pensi diversamente da lei.

Presidente Rocca, non ci ha ancora fatto sapere niente sullo scandalo del passaggio dell’incarico di capo ufficio stampa da Lucio Palazzo alla sua compagna per 6.000 euro al mese senza concorso; non ci ha ancora fatto sapere quali provvedimenti ha preso o prenderà nei confronti dell’ex vicecommissario del comitato provinciale barese Luca Mannella e delle sue spese ingiustificate o nei confronti del presidente del comitato di Gioia Del Colle, scoperta a usare mezzi e attrezzature dell’ente a proprio piacimento. Cosa intende fare per la situazione Calabrese o lo scempio siciliano.

Presidente Rocca, non ci ha spiegato qual è la società immobiliare che media le vendite del patrimonio della Croce Rossa. Non l’abbiamo letta nelle determine da lei firmate. Non ha spiegato perché non ha sospeso, anzi ha promosso e incoraggiato, discutibili ex Sise o ex colleghi del Sant’Andrea all’interno della Croce Rossa. Non abbiamo saputo perché ha scelto di procedere per simpatia e non per meriti.

Abbiamo documenti e testimonianze sufficienti a scrivere per mesi e, se saremo fortunati, riusciremo a tirare avanti almeno fino a quando il ministro della Salute Beatrice Lorenzin; il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e altri parlamentari italiani non si accorgano che bisogna fare chiarezza sulla privatizzazione dell’ente e procedere in un radicale cambiamento di rotta.

Ci ha dato degli stercorari compiaciuti di mangiare letame; ci ha definito giornalai approfittatori e frustrati, animati da spirito di rivalsa personale e interessi economici. Io, noi, a differenza sua, non prendiamo uno stipendio dalla Croce Rossa, non abbiamo amici e parenti di amici da accontentare. Il problema dell’ente non sono certo i suoi ormai ex 4.000 dipendenti, ma gli scempi che negli anni si sono succeduti, i lauti ricompensi e le magagne che si sono consumate all’ombra dell’aiuto alle popolazioni più bisognose.

In uno dei suoi tanti viaggi di rappresentanza in giro per il mondo avrà certamente fatto caso alle norme di sicurezza illustrate dagli assistenti di volo. Prima di aiutare chi siede vicino, indossate la maschera dell’ossigeno coprendo naso e bocca. Lei la maschera non l’ha ancora indossata e senza non può essere d’aiuto a nessuno. Intanto stiamo valutando se le sue offese – tutt’altro che anonime – possano essere oggetto di querela.

Se c’è stato un Tribunale a Berlino ce ne sarà anche uno in Italia, per esempio a Catania, dove le sue velleità sono già state stoppate e la Croce Rossa è stata condannata a pagare le spese per una causa persa in partenza, ma avviata per il solo piacere di scagliarsi contro chi aveva osato contraddirla rivendicando un proprio sacrosanto