I tifosi, quelli con l’anello al naso, ci hanno definito “giornalai”, “poco tempestivi”, “acchiappa click”, “gufi” e “destabilizzanti”, mettendo in discussione la veridicità della nostra notizia. A qualche tifoso abbiamo anche “rotto i coglioni”. La nostra fonte non è Cacace, è un sacerdote, don Tommaso Mastrandrea, il superiore del Convitto dei padri paolini.

Don Tommaso è un ex giornalista con oltre 30 anni di esperienza, ha diretto radio e televisioni. Dopo averlo già sentito alle 16.35, lo abbiamo richiamato alle 18.53. Don Tommaso ci ha confermato che mezzora prima della nostra ultima telefonata la società è andata da lui con il nostro articolo e ha versato quanto dovuto. Da novembre la Fc Bari non pagava il mantenimento di quattordici ragazzi delle giovanili (diciotto prima del mercato invernale). Fin qui la precisazione e una domanda: chi sono i bugiardi, i millantatori poco affidabili?

È vero, non abbiamo sentito l’altra campana. Non lo abbiamo fatto solo perché non avrebbe potuto dirci niente di più di quanto non avevamo già accertato. Non siamo contro a prescindere, ma non siamo neppure l’ufficio stampa della società. Siamo stufi di essere considerati “contro” solo perché cerchiamo di andare oltre quello che vogliono farci bere. Così come è già successo con la questione del divorzio tra Gianluca Paparesta e lo studio legale composto da Trisorio Liuzzi, Caputi e Biga. Non possiamo immaginare che un sacerdote, considerato “un tipo particolare” dal responsabile dalle Comunicazione Alberto Marangon, possa mentire su una questione così importante. Semplicemente aveva affisso quell’avviso in bacheca perché “non poteva più sostenere le spese di vitto e alloggio dei ragazzi con i soldi della comunità“.

Non ci vendiamo per un soldo di cacio, un posto in tribuna o per qualsiasi altro favore. Ognuno sceglie di fare il proprio lavoro come crede, così come ognuno sceglie di fare a modo suo il tifoso o il dirigente di una squadra di calcio. Informare è un diritto sacrosanto, dare spazio alle smentite è un dovere. Pubblicate sul vostro sito ufficiale la ricevuta dell’avvenuto pagamento o inviatecela per email. In questo modo fugherete ogni dubbio. I bugiardi non siamo noi.