Saremo anche i soliti bastian contrari, ma a noi la DjTen non è piaciuta. Non ci riferiamo alle facce e alle parrucche colorate, al fiume di persone, agli amministratori sorridenti e fieri, ai messaggi e ai buoni propositi elargiti a maniche larghissime. Tutto meraviglioso, per carità. Tutto ampiamente pubblicizzato, dal primo all’ultimo cittadino. Ciò che proprio non riusciamo a comprendere è la scelta – a quanto pare definitiva – dell’Amministrazione comunale di abbandonare la solidale “Vivicittà” per sposare la commerciale gara non competitiva (seppure con pettorina e microchip), gentilmente concessa da Linus, entusiasta al punto da annunciare il bis per l’anno prossimo.

In questi giorni su Facebook è impazzata la polemica tra l’assessore allo Sport Pietro Petruzzelli ed Elio Di Summa, presidente Uisp e anima della “Primavera dello Sport e della Solidarietà”, la manifestazione che ha messo insieme per anni “Vivicittà”, “Bicincittà” e “Sport in piazza”.

Per un attimo vogliamo mettere da parte le frecciate al veleno che i due principali portagonisti di questa storia si sono scambiati. Mettiamo da parte anche la lettera piccatissima che Di Summa ha scritto al sindaco e all’assessore per rivendicare le sue ragioni e mettere diversi puntini sulle i. Ragioni a quanto pare sposate da migliaia di runner baresi. Sarà per questo che l’Uisp non molla e pensa in qualche modo di rianimare “Vivicittà”. Chi vivrà, vedrà.

È vero, la DjTen non è costata un centesimo al Comune. Vivicittà, invece, ne costava anche 35mila – ai tempi delle vacche grasse, come dice l’assessore. A quei tempi, però, una cifra tra i 21 e i 25mila eurom tornava le tasche di gente bisognosa e associazioni di volontariato. Ci sono montagne di fatture e di assegni.  Quest’anno di euro ne sono stati chiesti 20mila. Troppi. In 26 edizioni, però, la manifestazione podistica e quella in bicicletta (un paio di volte nel mirino della Guardia di Finanza, che non ha trovato niente di marcio), hanno consentito di donare in beneficenza qualcosa come 600mila euro. Costo massimo di iscrizione per l’evento competitivo e non competitivo in salsa barese 8 euro a partecipante, beneficenza inclusa.

La DjTen, invece, vale 15 euro a partecipante che, per essere solidale, ha dovuto versare altri soldi. Nella borsa, poi, oltre ai soliti gadget c’era una montagna di avvisi pubblicitari, promesse di sconto e offerte speciali. Assessore Petruzzelli, ha ragione, i soldi pubblici sono sempre meno. È per questa ragione che a nostro avviso dovrebbero essere usati con parsimonia evitando, per esempio, di acquistare delle finte opere d’arte conteporanea, per di più scritte male. Ci riferiamo agli auguri natalizi al neon appiccicati sulle palme di piazza Umberto.

Tre anni fa, in una riunione c’è chi giura di aver sentito l’ex sindaco di Bari e candidato presidente alle prossime elezioni regionali, Michele Emiliano, dire che Vivicittà per Bari equivaleva alla sagra di San Nicola. Siamo d’accordo. Evidentemente chi è venuto dopo non la pensa nello stesso modo. Avremmo capito se la DjTen avesse portato a Bari anche solo un podista in più di quanti non ne abbia portati  fino al 2012 Vivicittà. La corsa di Linus è stata una grandiosa operazione commerciale, per gli organizzatori, non certo per la città di Bari e per i baresi, non solo quelli che hanno beneficiato degli utili della manifestazione. Apprendiamo, con rammarico, che Elio Di Summa, a dicembre lascerà l’Uisp. È una sconfitta per tutti, non solo per lui. L’idea che tutto ciò che sia giovane è meglio del vecchio – così come per la leggenda metropolitana delle quote rosa – non ci trova d’accordo. Vivicittà e le altre manifestazioni messe ormai in soffitta hanno rappresentato un punto di svolta per questa città. Mancano i soldi, la filastrocca è sempre quella.

Sulla vicenda torneremo, certi di dover essere ancora più attenti allo sperpero del denaro pubblico. Da qualche parte ce n’è abbastanza per organizzare non una, ma dieci Vivicittà. Si può correre con mille persone diverse. La Città di Bari scelto di correre da un’altra parte.