Lo schema si è inceppato. Grazie ai Carabinieri, forse a qualcuno che all’ultimo momento ha avuto orrore di sè, forse a qualcun altro che con la legge già lavora e tiene le nostre vite in mano. Non lo sappiamo. L’inchiesta lo chiarirà. Ma ce n’è abbastanza per non riuscire a respingere i conati di vomito e la preoccupazione.

Questi tizi che hanno cercato di barare all’esame dovrebbero essere i garanti erga omnes di legalità, trasparenza, nitore professionale. Li hanno beccati e va bene. Non sappiamo se la prova verrà tutta invalidata (l’Ordine professionale di Bari ha già mostrato contrarietà all’ipotesi) o saranno puniti solo i responsabili e i beneficiari, quando tutto sarà chiarito.

Ma il punto non è nemmeno questo: quella dell’Avvocato è fra le libere professioni la più in crisi. Nella nostra città si è assistito a una vera moria di studi professionali, chiusi perchè materialmente non circola moneta. In provincia di Bari esercitano, spesso fra mille difficoltà, oltre settemila avvocati.  Una legione.

Per l’accesso alla professione si devono superare due esami, uno scritto e uno orale. Gli scritti, che durano tre giorni, vengono corretti in un altro distretto, proprio per evitare pastette e imbrogli. E, come stiamo vedendo, non è una precauzione che può garantire alla perfezione. Sarebbe il caso di chiedersi e di chiedere al Legislatore di riformare, una volta per tutte, l’accesso alle professioni cosiddette liberali, un residuo venerando delle antiche corporazioni, esistenti dai tempi lontanissimi del Medio Evo.

Se non sia il caso, per esempio, di sostituire la pratica in studio con un vero corso di formazione, della durata di un biennio, di rendere obbligatoria la laurea magistrale per l’accesso alle carriere legate alla legge, di limitarsi a conferire un certificato di abilitazione, lasciando poi al mercato e alla libera concorrenza di fare il resto. Questo certo non impedirebbe di attenersi rigidamente alla propria deontologia non dimentichiamo che quella dell’avvocato è una professione profondamente legata a valori come lealtà, coraggio, senso dello Stato, consapevolezza del proprio ruolo, diritti delle parti ecc.

Spesso si invoca l’Europa ad ogni piè sospinto, qualche volta a sproposito. Potremmo guardare con interesse a curiosità in casa d’altri o mettere al lavoro i nostri eurodeputati perchè pensino a una riforma europea dell’accesso alla professione e al suo svolgimento.

Altrimenti, ci resta solo da commentare, magari su facebook, “in mano a chi stiamo” se a difendere i nostri diritti o quelli della collettività rischiamo di trovarci affidati a chi ha iniziato barando come un delinquente agli esordi della sua sacra e consacrata professione.