Accuse, scintille e dichiarazioni ad alta tensione tra Emiliano, Stefàno e Minervini, poi lo sconquasso portato da Vendola. Primarie sì, primarie no ma, alla vigilia del voto che decreterà il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni regionali, c’è un popolo che sceglie di non votare a prescindere, che non sa e non vuole neppure sapere. Gli ultimi risultati in Emilia Romagna e Calabria, hanno sottolineato – se ce ne fosse ancora bisogno – l’altissimo tasso di disaffezione alla politica. Ciò che sta accadendo in Puglia nelle ultime ore, di certo non aiuta a rasserenare il clima a dare la dimostrazione a chi non arriva a fine mese, a chi vive di espedienti, agli scettici a prescindere, che qualcosa stia cambiando sul serio. Sembra sempre una bega di partito, una dimostrazione di forza, una perenne rivendicazione di ruoli ed egemonie, seppure ci si affanni a dire, ancora una volta, di come queste primarie rappresentino un momento storico importantissimo. Lo erano quelle prima di queste e quelle prima ancora. La storia, però, non cambia mai. Abbiamo chiesto a chi non ha la tessera del Pd, ai non simpatizzanti, ai più disillusi, alla gente qualunque, che come unico pensiero ha quello di sbarcare il lunario e tenersi stretto un lavoro che scricchiola, se andrà a votare e chi sceglierebbe tra i candidati. Ci abbiamo scherzato su per sdrammatizzare i toni, ma il risultato della nostra mini indagine statistica su un campione di baresi a denominazione di origine controllata è assolutamente serio. State a vedere.