Che cos’è una città? E che cos’è una città metropolitana? Cosa aveva in mente Gioacchino Murat quel 25 Aprile del 1813 quando pose la prima pietra (con il suo famoso e misterioso e preziosissimo anello) del Borgo Nuovo, all’angolo maestro fra il futuro Corso Cavour e il futuro Corso Vittorio Emanuele?

Comunque, aveva una visione: mistica anche se la Vergine o i Santi non c’entravano nulla. Quella visione che ancora informa Bari che continua, dopo due secoli pieni, a identificarsi proprio con quel Borgo Nuovo e poco altro, un Lungomare che ormai ha dato tutto, una Fiera del Levante sotto accanimento terapeutico, un Santo Patrono tutto fare, una squadra di calcio in fase positiva dopo anni di buio, confusione e gestioni discutibili.

Ci siamo persi per strada l’Università (latu sensu: Policlinico, Ateneo, Politecnico, Agraria ecc.) vissuta più come occasione di affari d’oro per chi affitta ai fuori sede che come culla di eccellenze; la Zona Industriale, visto come la trattiamo e come la facciamo gestire ai politico trombato di turno, nominato lì da un partito e potremmo continuare ancora per qualche pagina.

In poche parole: non c’è una visione nuova per una città che però sulla carta è metropolitana e che ha avuto addirittura l’impudenza, senza avere manco l’assessore, di candidarsi a città europea della Cultura. La fuffa, questa sembra essere la materia prima di cui è intessuta la presunta visione di chi sta governando adesso Bari. Fuffa allo stato puro: in piena coerenza stilistica e comunicazionale con il Presidente del Consiglio che nega di avere l’annuncite ma poi annuncia i programmi per i prossimi mille giorni.

Oggi un cittadino qualunque ci scrive e si lamenta, sconvolto dall’ultimo stigma di questa Bari schizofrenica: che al primo articolo del suo statuto dice di essere una comunità aperta e poi si comporta con codici primitivi e barbari, uccidendo per un presunto sgarro all’onore (onore!) subito da uno dei suoi “intoccabili”.

Ci vorrebbero pensieri lunghi, sogni al limite dell’utopico, coraggio rivoluzionario. E invece a capo dell’amministrazione c’è un giovane ingegnere trasportista che balbetta di simboli e brand della città, individuandone solo due (perchè San Nicola e Babbo Natale, in realtà, sono esattamente la stessa cosa) e forse nemmeno lui sta credendo alle cosette che dice, che butta lì, che sanno di imparaticcio e di frettolosamente carpito al consulente prezzolato di turno.

Non è difficile arguire che questa Bari Nuova non solo non sia ancora nata, ma vedrà molto difficilmente la luce, con queste premesse.