La Sanità pugliese sembra giunta a un punto di rottura. Decenni di gestioni “allegre”, logiche spartitorie feroci, avidità e pressapochismo di una classe politica mediocre che logicamente esprimeva una mediocre classe dirigente, hanno costretto poi la Regione a praticare tagli e razionalizzazioni impietosi. Il risultato lo viviamo tutti, ogni volta che dobbiamo confrontarci con un problema di salute, di prevenzione, di guarigione.

Non esistono isole felici: la “macchia di leopardo” impera. Nello stesso reparto, nello stesso corridoio possono convivere eroici addetti ai lavori con vigliacchi ed infingardi parassiti del bene comune, con la certezza che questi ultimi avranno sempre l’ultima parola. Splendidi medici si dividono i turni con incapaci raccomandati, personale ausiliario da encomio è costretto a cedere passo e ferie ad autentici malnati, sporchi, maleducati, spesso protetti da un non ben chiaro suolo sindacale: li riconosci da come trattano i pazienti (il tu impera), da come sono abbigliati, pettinati (o spettinati), dall’afrore di sigaretta appena spenta o peggio di alcool sorseggiato negli spogliatoi, che ti ammorba non appena si accostano a te per compiere, su di te, un’operazione delicata.

Nessuno indaga, accerta, sanziona, licenzia. Le liste di attesa, poi, restano il grande bluff di questo scorcio finale del secondo mandato di Nichi Vendola: doveva entrare in funzione la nuova organizzazione dei medici di famiglia, che avrebbe alleggerito il pronto soccorso, spesso usato a sproposito per tamponare situazioni che il paziente legge come emergenze vere ma che possono essere gestite anche da una struttura diversa.

La sanità costituisce da sempre uno dei punti di forza della nostra attività editoriale: il nostri pubblico ci usa come “bacheca” per arrivare dove sembra non ci sia mai nessuno disposto ad ascoltare e a rispondere. Non vi è alcun dubbio che oggi, alla vigilia di una nuova consultazione elettorale, le forze politiche in campo dovranno concentrarsi soprattutto sull’emergenza occupazione e, ancora una volta, sulla sanità. Entrambe le questioni hanno riportato la Puglia da “isola felice” a uno dei tanti scogli di un arcipelago infelice e abbandonato, di cui è composto l’intero meridione Italiano.