Viviamo in un paese strano. Un paese in cui a pagare il prezzo delle proprie colpe – parliamo di quelle amministrative – è solo chi non appartiene a potentati e lobby. Una verità che assume connotati inquietanti con il passare dei giorni. La prova è arrivata ieri al termine della seduta del cda della Fondazione Petruzzelli, la prima presieduta dal sindaco Decaro. Troppi sorrisi e annunci disastrosi venduti come oro colato. Non abbiamo la certezza, ma è possibile che i sorrisi di Antonio Decaro – pragmatico e ben informato – dipendessero dalla gioia di alleggerirsi della presidenza dell’ente. Un sorriso liberatorio e la consapevolezza di aver tolto le scarpe dalla melma in cui rischiava di affondare. La stessa melma che, per esempio, ha travolto la sartoria Artelier e i suoi lavoratori, rimasti disoccupati a causa di una particolare arroganza, di alcune connivenze ma, soprattutto, a causa dei tanti silenzi istituzionali che proteggono il teatro e i personaggi che in esso continuano a esibire il peggio.

Qualcuno, tra cui anche l’uscente sindaco Emiliano, continua a fingere che non esistano le richieste di incontro con il cda da parte di Artelier. Richieste che partono da un chiaro monito del presidente della repubblica. Richieste sostenute da mille firme di una petizione popolare. Per non parlare delle interrogazioni del neo assessore Angelo Tomasicchio rimaste senza risposta, così come senza risposta sono rimaste le nostre inchieste.

Orma la prassi di moda è quella becera del “dimenticare”. Stupiscono i sorrisi forzati che somigliano a sospiri di sollievo. Sì, perchè il salvagente milionario assicurato dal Comune di Bari – in barba alle dichiarazioni di guerra dei mesi scorsi – è una vergogna. Attenzione, non tanto perché il Petruzzelli non meriti il necessario sostegno economico, per carità, quanto perché l’ancora di salvezza arriva senza aver fatto chiarezza su quanto successo e continua a succedere in quel maledetto teatro. Un passato e un presente che, con la solita tecnica, vengono rimossi dalla coscienza di una città che dimentica in fretta.

Fuortes, l’artefice del buco di due milioni di euro assieme, come si può immaginare, al direttore amministrativo della Fondazione, che ruolo hanno in questa storiaccia? Questo buco chi lo paga, sempre i cittadini? Che ruolo hanno tutti quelli che sanno e tacciono? Perché nessuno ha sentito il bisogno di chiedere un’azione di responsabilità, seppure timidamente annunciata? Perché i baresi devono essere privati di ciò che gli era stato promesso, ricevendo in cambio recite di seconda scelta? Perché non si riescono a rendere pubblici certi atti della Fondazione? Perché continuiamo a pagare consulenze volute da Fuortes? I dipendenti della Fondazione non sono capaci? Allora cacciateli. Basta con gli sprechi.

Perché le attrezzature vengono noleggiate dalle stesse società? Perché il personale non viene reclutato attraverso concorsi pubblici? A fronte dei prossimi 14 milioni di euro di denaro pubblico rimangono ancora molti interrogativi, troppi “perché” sepolti da una sinistra volontà di nascondere. Forse qualcuno crede che il denaro (pubblico) serva a pagare il silenzio? Se così non fosse si operi concretamente nella direzione opposta.  A Roma, Fuortes, osannato e salvato a Bari, non sta avendo vita facile. A Bari, però, paesone di provincia piuttosto che Area Metropolitana, tutto è permesso.

Abbiamo dimostrato in tutti i modi possibili – basta scrivere Petruzzelli nella barra di ricerca del nostro giornale – quanto sia marcio il sistema e come qualcuno voglia che rimanga tale. La Procura indaga, almeno così sembra, ma indaga da così tanto tempo che qualcuno se n’è dimenticato. Bari merita di più. Ce lo siamo sentiti ripetere così tante volte, cje ormai non ci crede più nessuno. Con la decisione con cui si cerca si seppellire le responsabilità di chi, al contrario, dovrebbe essere chiamato a rispondere punto per punto, vengono mandati a farsi fottere alcuni concetti basilari: trasparenza ed equità. E non dimentichiamo mai che sarà pure un “ente di diritto privato”, ma il Petruzzelli campa solo grazie a fiumi di soldi pubblici. I nostri. I vostri.