La gente è stufa, indipendentemente dal fatto che indossi una casacca rossa, azzurra, nera o dalla fantasia a stelle gialle. Lo abbiamo percepito alcuni mesi fa, andando per le strade ad ascoltare i reali bisogni delle persone – trasformatesi in elettori all’inizio di maggio. Ci è stato confermato oggi dagli elettori che, ballottaggio permettendo, da domani torneranno a essere persone insoddisfate di come gli gira il mondo attorno.

La guerra della presunta compravendita dei voti – elemento determinante della campagna elettorale – si arricchisce di una nuova sfida. A gettare l’ultimo guanto è stato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. «I voti – ha detto – sono stati venduti a 50€. Il solito copione di clientele». E subito la replica del centrodestra, arrivata a rate e per bocca di vari esponenti.  «Gli saranno certamente sfuggite in queste settimane le polemiche diffuse dalla stampa e denunciate anche da noi in una conferenza stampa su candidature, diciamo, quantomeno inopportune e dai retroscena davvero inquietanti», ha tuonato tra i tanti il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri.

Scaramucce da età scolare. In un caso e nell’altro, un modo per distrarre l’attenzione dell’elettorato dal problema centrale: la mancanza di una ricetta convincente, che consenta di restare a galla. Non stiamo parlando di rilancio, prospettive, futuro, ma di una semplice operazione di galleggiamento. La compravendita di voti – qualunque sia il prezzo stabilito e con chiunque si stringa l’accordo – è una fatto di incontesabile gravità. Denunce di questo tipo non possono e non devono essere fatte solo sulle pagine dei giornali – meglio se arresviti al potere. C’è bisogno di indagini serie ma, soprattutto, c’è bisogno di riferire con esattezza, meglio se alla Procura della Repubblica, le circostanze di cui si è a conoscenza.

E allora facciamo un appello al presidente Vendola e a chiunque in questi ultimi mesi si è dilettato nel nuovo sport nazionale: l’accusa nel mucchio. Fuori i nomi e, se fosse vero, fuori quelle persone dai piedi, senza se e senza ma. Gli elettori, seppure tra qualche giorno, torneranno a essere “solo” cittadini e “solo” per questa ragione meritano il massimo rispetto.