Ill.mo dottor Mariani,

i legali dell’Autorità Portuale stanno provvedendo a querelare me e il direttore del giornale. In sintesi è questo il contenuto della lettera che mi ha fatto recapitare oggi. Volevo farle subito una precisazione. Antonio Calisi è totalmente estraneo alla vicenda. Proprio per la natura delicata delle nostre inchieste (relative anche alla Fondazione Petruzzelli, al 118, a Telenorba, per farLe qualche esempio), da mesi non segue più il giornale. La settimana prossima diventerò direttore unico della testata. La prego, dunque, di rivolgere solo a me le prestese che i Suoi avvocati – più precisamente quelli dell’Autorità Portuale – vorranno avanzare in considerazione di quanto da me scritto.

Fatta la doverosa precisazione di chi è abituato a prendersi le proprie responsabilità, vorrei tanto conoscere in quale circostanza si è sentito minacciato da un nostro articolo. In quale passaggio ha ravvisato una persecuzione. Scriviamo di tutti e di tutto, senza accanimenti specifici. Scriviamo fin quando troviamo qualcosa che valga la pena portare all’attenzione dell’opinione pubblica. In tutta onestà il tono minatorio e la persecuzione a cui fa riferimento nella sua lettera sono le cose che mi hanno maggiormente turbato. È vero, come scrive, che qualcuno ci ha segnalato le condizioni del Porto di Bari. Non avrei potuto conoscerle in altra maniera. Non è stata una sola persona, però. Ho perso il conto delle persone che ho ascoltato e incontrato. Così come qualcun altro ci ha segnalato presunte anomalie nel 118, all’interno del Petruzzelli o degli altri enti al centro delle nostre inchieste giornalistiche.

Sono tutti ambienti che non conosco personalmente. Non avendo interessi personali è più facile incorrere in questo genere di situazioni. Il compito di un giornalista è quello di raccogliere le segnalazioni e approfondirle, documentarle. Il compito di un giornalista è quello di raccontare ciò che scopre, senza timore di chi potrà scontentare, purché tutto venga fatto in buona fede. Come avrà certamente notato ci siamo limitati a pubblicare circostanze eclatanti, virgolettati presi da documenti ufficiali, fotografie e ciò che abbiamo visto personalmente. Niente chiacchiere.

L’unica cosa che ci muove è la ricerca della verità. È per questo che a un dirigente dell’Autorità Portuale – purtroppo solo a parole – avevo chiesto di poter intervistare Lei o qualunque altro Suo delegato. Da un uomo della Sua caratura e in considerazione del Suo passato da sindacalista, mi sarei aspettato la convocazione per un’intervista già qualche settimana fa, non una querela. Ognuno ha il sacrosanto diritto di replica. Siamo a Sua completa disposizione. Abbiamo dato sempre a tutti la possibilità di spiegare, raccontare e confutare, perché non siamo mai stati paladini di qualcuno contro qualcun altro. È l’abc del nostro maledetto mestiere.

Sono stato contattato da decine di persone, vecchi e nuovi dipendenti dell’Autorità Portuale. Mi chiedono di non fermarmi, di continuare a far parlare le carte, a non smettere di fotografare e scoprire. Fino a quando troveremo cose da dire le diremo. Le assicuro – al contrario di quanto sostiene nella lettera in cui annuncia la querela – che non c’è niente di personale. È per questo che La invito – ora direttamente – a spiegarci le Sue ragioni.

Cordialità

Antonio Loconte – direttore bari.ilquotidianoitaliano.it