Radionorba annuncia la sua escalation verso il successo planetario – avendo appena “raggiunto la metà dei propri progetti e oltre un milione di ascoltatori giornalieri” –  mentre i lavoratori della storica Telenorba piangono lacrime amare. Il Gruppo editoriale di Conversano è forse nel momento più nero. Gli iscritti a Cgil e Uil da ieri sono in stato di agitazione. Le notizie dei proclami radiofonici hanno fatto il giro della rete, mentre delle sorti dei 50 dipendenti in cassa integrazione (sui circa 200 totali) nessuno parla – per la verità non sono molto loquaci neppure i diretti interessati.

Sembra quasi che il silenzio possa mettere le cose a posto. Sta di fatto che ieri il comunicato congiunto di Cgil e Uil ha acceso i riflettori sull’azienda della famiglia Montrone, della quale ho fatto parte per quasi otto anni (seppure entrando dalla finestra di carta chiamata Medianews) prima di intraprendere la mia battaglia legale per quello che considero un licenziamento ingiusto. Un impero ben lontano dai fasti del passato, detentore del primato dell’audience, seppure in considerazione della quasi totale assenza di una vera concorrenza (a eccezione del Salento, dove Telerama e Canale 100 hanno dato un duro colpo ai piani di espansione regionale).

A mandare su tutte le furie i sindacati sono state le scelte discutibili fatte nella sala dei bottoni da quando non si è più potuto nascondere la crisi sotto il tappeto del “Siamo i primi del reame”. Innanzitutto i turni di lavoro, lasciati scoperti da chi è stato messo in cassa integrazione e riempiti con personale spostato senza criteri apparenti da altri reparti. Sarà forse che il problema non sono gli esuberi, ma la mancanza di liquidità? I sindacati stanno verificando con i propri avvocati se questa gestione del personale possa essere considerata antisindacale per far partire tutte le azioni necessarie.

Nella fase in cui si è approvato l’accordo di ristrutturazione più volte è stato chiesto all’azienda se fosse stata in grado di tirare avanti con il personale ridotto all’osso. La risposta è stata sempre positiva. Eppure, mentre in tanti sono a casa, c‘è chi fa decine di ore si straordinario. Una quantità tale da non poter passare inosservata. Senza considerare il ricorso alle collaborazioni esterne per garantire la messa in onda del palinsesto delle emittenti del Gruppo Norba, soprattutto nel settore dell’informazione. Ci sono dipendenti in cassa integrazione da luglio del 2012 senza sapere cosa ne sarà del proprio futuro, ma soprattutto senza soldi da marzo. Probabilmente sarebbe stato più utile ricorrere ai contratti di solidarietà.  Tant’è.

In piena burrasca l’azienda conferma il suo storico atteggiamento nei confronti dei lavoratori, non di tutti però. Da un lato c’è chi in busta paga ha super minimi che sfiorano – se non addirittura raggiungono – i 4mila euro; dall’altro decine di famiglie devono campare con gli spiccioli della cassa in deroga. Un miraggio ormai da sette mesi. Professionisti anche della prima ora ridotti sul lastrico, costretti ad arrangiarsi in altra maniera pur di riuscire a garantirsi la sopravvivenza. Tra i più fortunati ci sono quelli entrati nel girone dantesco della cassa integrazione a rotazione: due mesi.

Al centro della contestazione sindacale anche il mancato rispetto da parte dell’azienda di Conversano – tanto cara ai politici di ogni schieramento, soprattutto in periodo elettorale – il mancato rispetto dell’accordo interconfederale. In altre parole gli inspiegabili criteri con cui sono stati lasciati a casa certi dipendenti a scapito di altri. Certo, qualcuno dice: è un’azienda privata che può fare come gli pare, ma non si sarebbe tenuto conto dei carichi familiari, dell’anzianità di servizio e persino delle esigenze tecnico produttive.

Lo stato di agitazione complicherebbe non poco i piani aziendali, in quanto “i lavoratori sono tenuti a garantire solo prestazioni ordinarie in coerenza con la posizione lavorativa ricoperta”. “La crisi aziendale – si legge ancora nel comunicato congiunto firmato da Vito Gemmati della Uilcom, Antonio Fuiano e Maria Luigia Bucci della Slc Cgil – non può in alcun modo legittimare comportamenti tesi a calpestare le norme in materia di sicurezza sul lavoro, le previsioni di legge in materia di turnistica e il contratto collettivo nazione di lavoro”. Radionorba Television, però, sbarca in tutta Italia con Sky al canale 730, in chiaro, grazie alla partnership anche con TgCom, la All news di Mediaset. Tanti auguri a loro e, allo stesso modo, a tutti i lavoratori senza futuro prossimo pure loro della grande famiglia Norba. O no?