Sono sul tratto di pista ciclabile che costeggia il Parco 2 giugno, in viale della Resistenza. Quasi in corrispondenza dell’ingresso del giardino, un seggiolone giace abbandonato sulla corsia riservata ai ciclisti, accostato al marciapiede pedonale.

I passanti si voltano a guardarlo e poi tirano dritto. Io inchiodo e, mentre gli scatto qualche foto, sorrido immaginandomi la scena di due genitori che, probabilmente non molte ore o giorni prima, avrebbero posizionato il seggiolone addirittura fuori dal parco (sai che bello spettacolo per un bimbo vedere le macchine che passano piuttosto che il prato e i ragazzi che giocano!) per far mangiare il proprio piccolo. Gli stessi genitori, più o meno sbadatamente, potrebbero poi essersi dimenticati di caricare l’aggeggio in macchina lasciandolo in pista per il diletto dei ciclisti baresi.

Oppure – ipotesi meno divertente ma altrettanto inspiegabile – quel seggiolone potrebbe essere stato volutamente abbandonato in quel luogo perché non più utile alla famiglia proprietaria, nella speranza che una mamma o un papà bisognosi lo portassero con sé. Un’opera di carità, insomma.

Quando la smetteremo di fare gli incivili e di pensare che ogni angolo della città, ogni muro, ogni chiesa e ogni palazzo non sono “roba degli altri” ma di ciascuno di noi, esattamente come ci appartengono la casa, il cane, la chitarra elettrica o l’anello di diamanti?

Quando finiremo di dare la colpa sempre e solo al sindaco, al presidente della Regione o del Consiglio di turno per il fatto che non rispettano le promesse o non operano nell’interesse dei cittadini, se noi per primi non siamo cittadini attivi all’interno della nostra città?

Se, anziché cooperare per il bene comune, siamo noi per primi che ci lasciamo scappare dalle mani una carta o, peggio ancora, una bottiglia di birra in mare? Se buttiamo una gomma per terra, senza sapere che per pulire un metro quadro di quelle macchie nere che costellano le piazze e i marciapiedi il Comune deve spendere 10 euro di soldi pubblici?

Quando, soprattutto nei quartieri più “in” della città, smetteremo di pensare che fare la raccolta differenziata non è una scusa per togliere posti auto, né una piaga che impuzzolisce le nostre case con sacchetti per ogni tipo di rifiuto, bensì una fonte di salvezza?

Boh.

Alessandra Morgese