Qualcuno dice che ognuno di noi è ciò che aspetta. Noi attendiamo un sussulto di dignità da parte di un popolo eccezionale, i baresi, quelli che  non si lasciano passare niente sotto il naso, indipendentemente dall’estrazione sociale, dal lavoro, dallo stipendio e dal vitalizio.

Di qui l’appello al campanilismo. Certo, un’eresia nell’era della globalizzazione, di e-bay e delle aste online, dei prodotti che arrivano dalla Thailandia o dall’India. Chissà, però, che sia proprio un’eresia a portare un po’ di fiducia, speranza e soldini.  E allora perchè i regali – considerando che comunque qualcosa la compreremo,  – non li compriamo nei negozi baresi, nei mercatini rionali?

Riusciremo a evitare le code fuori da Tod’s, Hogan, Louis Vuitton e tutte le altre grosse multinazionali? Non che i commessi dei colossi mondiali non abbiano la stessa dignità, però piangere miseria in camera caritatis e poi comprare una borsa da 800 euro non è il massimo della coerenza. O no? A meno che la crisi non sia un’invenzione.

Perchè non torniamo a fare una passeggiata in via Manzoni o in quelle che un tempo erano al pari delle altre vie dello shopping, prima che le saracinesche abbassate siano più di quelle alzate, seppure a fatica? Si potrebbe persino andare tutti quanti al negozio sotto casa. Io lo farò fino a quando non finirà il mio piccolo budget, poi si andrà di riciclo e inventiva.

La mia spesa di Natale si è di molto ridimensionata, anche perchè ho deciso di destinare una parte di quei 148 euro (non so come abbia fatto Confesercenti a farmi i conti in una tasca ormai vuota), a chi deve farsi bastare 14,80 euro.

5.12.2012

Antonio Loconte