E’ dopo quel primo pensiero che ho pensato che c’è modo e modo di dire le cose, soprattutto se sei un ministro dello Stato.  “Ho fatto riferimento alla tutela del lavoratore nel mercato e non a quella del singolo posto di lavoro”. La rettifica della inadeguata Fornero non è servita a far scrollare la rabbia di dosso ai milioni di dissocupati italiani, a quelli che hanno deciso di lottare e agli altri che hanno scelto di farla finita.

Fino  quando dovremo continuare a ingoiare le polpette avvelenate de “la”Fornero? Il ministro è bravo, competente, nessuno lo mette in dubbio, anche se non ci ha ancora detto il numero esatto degli esodati.  Uno che ha scelto di ricoprire un ruolo così delicato non può non pensare di doversi sobbarcare anche il peso di una comunicazione “a scanso di quivoci”. Il lavoro è un diritto – tra l’altro sacrosanto e tutelato dalla Costituzione. Soprattutto è un dovere del ministro e di tutti i professori del governo assicurarlo per rilanciare un Paese allo sbando.

Fiducia doveva essere e fiducia è stata. I politici attaccati alla poltrona e incapaci di proporre un’alternativa hanno detto sì senza batter ciglio. La fiducia che manca è quella degli italiani. Ministro dalla prossima volta, se proprio deve essere lei il responsabile del dicastero, faccia atenzione a come si esprime. Le rettifiche non hanno lo stesso effetto dirompente e le lacrime di coccodrillo non commuovono più nessuno.

Perchè l’editoriale su Bari? Perchè tra le altre cose rimaste in sospeso ci sono anche i 3omila posti di lavoro promessi in campagna elettorale dal sindaco Emiliano. A che punto è arrivato il contatore? Lo vorremmo sapere, perchè il lavoro è un diritto non una promessa da sventolare ai quattro venti.

27 giugno 2012

Antonio Loconte